Abstract:
Questa tesi si occupa dei rapporti culturali tra Italia e Messico, analizzando la situazione che si viene a creare dalla venticinquesima edizione della Biennale di Venezia, che per la prima volta in Europa espone ufficialmente le opere dei “Quattro grandi” dell’arte contemporanea messicana, protagonisti di quel rinnovamento delle arti che caratterizza il loro inizio Novecento: Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, José Clemente Orozco e Rufino Tamayo. La ricerca ha evidenziato come prima di questa occasione non esistesse un interesse critico rispetto a tali pittori e il merito della Biennale di Venezia è proprio quello di averne fatto conoscere l’arte in Italia. Tale partecipazione genera un’ondata fortissima di reazioni da parte della critica e della stampa, che per la prima volta vedono un padiglione di figurativismo impetuoso e crudo, fatto di colori forti e pennellate violente, in contrapposizione a una sempre maggiore presenza di opere astratte. E’ un’arte sociale, densa di messaggi politici, che ha come filo conduttore sia la Rivoluzione messicana che l’orgoglio delle radici indie che la dittatura porfiriana cerca di cancellare. Grazie alla documentazione negli archivi della Biennale si è potuta attuare una ricostruzione del padiglione, basandosi anche sulle poche fotografie scattate all’inaugurazione. Inserendo inoltre un’appendice documentaria contenente le lettere ufficiali tra il Segretario Rodolfo Pallucchini, il Commissario Giovanni Ponti e l’ambasciatore messicano Fernando Gamboa, a partire dal 1947 al 1955, si evidenzia l’intensità del rapporto tra le due Nazioni, che porta l’Ente Biennale a considerare la presenza messicana un vero e proprio “onore”. L’Esposizione Internazionale d’Arte veneziana del 1950 è un trampolino di lancio per la pittura e grafica messicana contemporanea, che vede subito dopo l’organizzazione di importanti manifestazioni a livello europeo. Il rapporto tra la Biennale veneziana e i “Quattro grandi” o con i loro eredi prosegue fino al 1968, anno delle contestazioni, in cui viene dedicato un intero padiglione alla figura di Rufino Tamayo. Il cuore dell’analisi condotta riguarda l’ipotesi ricostruttiva cronologica delle manifestazioni artistiche organizzate in Italia, fino ai giorni nostri, che vedono protagonisti i pittori messicani presi in esame. Queste ci permettono di analizzare il rapporto diretto di tali artisti con il nostro Paese. In una società che vede l’avanzare sempre più incessante della promozione della figura di Frida Kahlo, moglie di Diego Rivera, nuova icona pop del XXI secolo, l’Italia non interrompe l’approfondimento della pittura e della grafica dei Muralisti, organizzando eventi artistici notevoli, che vedono la costante collaborazione fra istituzioni italiane e messicane. In conclusione, si può certamente affermare che la fortuna critica dei “Quattro grandi” nasce in occasione della venticinquesima edizione della Biennale di Venezia del 1950, senza la quale per l’Italia non sarebbe stato possibile conoscere l’arte e la storia del Messico.