Abstract:
I Beni Culturali sono artefatti preziosissimi che hanno il compito di tramandare la cultura, la storia e/o l’idea di Arte di un popolo attraverso i secoli. Per quanto il loro scopo sia nobile, sono comunque oggetti e perciò non immuni al degrado provocato dal passare del tempo, dall’usura e dalla colonizzazione degli agenti (micro)biologici. Muffe e Batteri non si curano dei profondi significati che noi attribuiamo ai singoli manufatti e li utilizzano semplicemente come substrati per vivere e riprodursi.
La maggior parte dei prodotti a cui si fa riferimento per prevenire e disinfestare questi pericolosi attacchi, rientrano in quella classe di composti chimici sintetici (ad esempio il benzalconio cloruro) che, spesso, oltre ad avere la tanto ricercata azione antimicrobica, risultano essere pericolosi sia per l’operatore, sia per l’ambiente che per l’opera stessa.
Fortunatamente, negli ultimi anni la ricerca sta dando spazio a prodotti sempre meno inquinanti e a bassa tossicità sia per l’uomo che per l’ambiente, applicabili anche nel campo della conservazione e del restauro dei Beni Culturali.
In questa prospettiva ecosostenibile, sono stati scelti come possibili sostituti ai prodotti tradizionali alcuni oli essenziali ricavati da piante già conosciute per le loro proprietà antimicrobiche in ambito terapeutico e cosmetico, e quindi possibilmente applicabili anche in ambito preventivo, restaurativo e conservativo del Bene Culturale.
Per questa ragione sono stati selezionati alcuni oli essenziali (timo, chiodi di garofano, basilico, rosmarino, bergamotto, mandarino, lavanda e tee tree) per indagare in vitro i loro effetti antimicotici su una selezione di funghi molto comuni negli ambienti museali e archivistici, ma anche delle comuni abitazioni: Alternaria alternata, Cladosporium cladosporoides, Penicillium sp. e Saccharomycies cerevisiae.
In prima istanza questo lavoro di tesi si prefigge, quindi, di rispondere a diversi quesiti:
- Tutti gli oli essenziali analizzati svolgono realmente un’azione antimicotica? In particolare, quali tra quelli presi in esame potrebbero essere un’alternativa valida ai prodotti tradizionali in ambito preventivo per i Beni Culturali?
- Quali sono i principi attivi che costituiscono i suddetti oli essenziali e quali sono i loro meccanismi d’azione in base alla specie esaminata? Il loro effetto è maggiormente biocida o biostatico?
- Le composizioni degli oli essenziali che vengono riscontrate nei diversi studi presenti in letteratura risultano conformi tra loro e con i risultati di questa ricerca? Oppure la loro variabilità rientra in un ampio range? Nel caso fossero variabili, quali sono i fattori che influenzano tale variabilità? La riproducibilità e la ripetibilità di un metodo potrebbero risultare compromesse a causa di questi fattori?
- L’efficacia di un trattamento preliminare con oli essenziali avrà un effetto più o meno prolungato nel tempo?
La seconda fase della ricerca prevede l’utilizzo pratico dei suddetti oli essenziali su un Bene Culturale reale, con il doppio fine di stabilire come meglio applicare tali prodotti ad oggetti molto spesso delicati e fragili, oltre a concretarne la loro reale efficacia.