Abstract:
All'entrata dell'Italia nel Secondo conflitto mondiale, nel giugno del 1940, la propaganda del regime fascista lascia prospettare agli italiani che la guerra appena dichiarata a Francia e Gran Bretagna sarebbe stata rapida e di pronta e totale vittoria; una guerra che avrebbe portato “un lungo periodo di pace con la giustizia” in Europa, redimendo l’Italia dalle angherie patite a opera delle “potenze plutocratiche”. Nella narrazione di Regime, infatti, la guerra appena dichiarata non è altro che l’ultima e risolutiva fase del progetto che avrebbe schiacciato l’Inghilterra sanzionista aprendo la strada alla costruzione di un nuovo ordine europeo: dopo la resurrezione militare tedesca, la conquista italiana dell’Impero, la vittoria congiunta in Spagna e le rispettive annessioni dei Sudeti, dell’Austria e dell’Albania si delineava la “cacciata dal continente” della “perfida Albione”.
La tesi che segue si pone l’obiettivo di sondare e analizzare l’opinione pubblica italiana nel primo anno di guerra in merito all’andamento della stessa, concentrandosi però sulla dimensione europea e, in particolare, metropolitana e civile del conflitto contro l’Inghilterra. Particolare rilievo assumono quindi le azioni di bombardamento contro le città, azioni che gli inglesi inaugurano già nelle 24 ore successive alla dichiarazione di guerra e che gli italiani tenteranno di vendicare attraverso l’invio sulla costa belga, tra l’autunno del 1940 e la primavera del 1941, del Corpo Aero Italiano nella convinzione di prendere parte alla battaglia d’Inghilterra per sferrare il colpo finale all’odiata nemica, portandole, per l'appunto, "L'inferno in casa propria". Se la portata bellica della spedizione italiana fu di rilevanza nulla, grande eco si tentò di darle in patria, sia per coerenza ideologica rispetto alle motivazioni della dichiarazione di guerra, sia, e in misura sempre maggiore, per giustificare e in qualche modo pareggiare le devastazioni che gli inglesi portavano di notte sulle città italiane. Lo studio delle notizie fiduciarie della polizia segreta inviate a Roma per dare conto dell’umore degli italiani rivela la ricezione da parte della popolazione della propaganda di regime, le aspettative e i timori degli italiani precipitati, a loro dire, in una guerra che non sentono come propria e il sentimento altalenante tra fiducia cieca e odio verso il regime e verso il suo duce.
Grazie all’esperienza di studio maturata in Argentina, ho potuto aggiungere al quadro degli eventi descritto sin ora un ulteriore punto di vista, ossia quello dell’opinione pubblica Argentina, sviluppato attraverso lo studio di due testate giornalistiche dell’epoca. Se in apparenza può sembrare una prospettiva del tutto avulsa dal contesto, è comunque degno di interesse cercare di comprendere l’orientamento politico di un Paese, l’Argentina, che, al 1940, era composto ancora un’altissima percentuale di italiani (cioè da immigrati di prima e seconda generazione che rifiutavano di naturalizzarsi argentini, mantenendo di conseguenza un legame non esclusivamente affettivo con l’Italia, ma anche politico) ma che aveva vincoli commerciali vitali con l’Inghilterra, sulla base dei quali, pergiunta, stava cercando di costruire una propria egemonia in America Latina e di costruirsi una migliore posizione nel mondo.