Abstract:
A partire dalle analisi filosofiche e antropologiche di Jacques Derrida e di Eduardo Viveiros de Castro, questo lavoro si interroga su quel particolare spazio del limite – limitrofia – costruito fra ciò che può essere chiamato umano e ciò che non è umano in quanto definito dalla relazione “chi mangia che cosa”. L’oralità nel suo senso più ampio è il concetto grazie al quale mettere in atto una decostruzione di questo limite: la bocca infatti verrà riconsiderata come principale luogo di separazione tra il Sé e l’Altro. Se è vero infatti che l’Uomo non è l’unico animale che mangia, è pur vero che è l’unico a poter essere definito onnivoro; in più è l’unico a possedere la parola, strumento di discrimine da sempre utilizzato dalla tradizione per separare e definire l’Umanità rispetto alla non-Umanità. Seguendo il mutamento dei limiti antropologici e culturali si mostrerà come il rapporto con l’alterità si configuri costitutivamente attraverso una relazione di incorporazione, in cui il Soggetto è – e non può che essere – divoratore. Un’indagine sul concetto di oralità permette di riflettere su nuove possibilità di coesistenza che mantengano i limiti come confini, senza farli diventare barriere.