Abstract:
Nel contesto italiano attuale, come da tempo in quello internazionale, il servizio di food delivery è diventato un elemento di normalità. Il servizio si può trovare in quasi tutti i comuni italiani, soprattutto nelle città più grandi. Il numero di aziende che operano in questo mercato aumenta sempre di più, sia nel numero sia nelle prestazioni offerte, poiché a lato delle consegne di cibo sono state affiancate altre tipologie di consegne. I consumatori, i quali si dimostrano sempre più interessati e avari nell’utilizzare il sevizio, conoscono veramente il meccanismo che si cela dietro il lavoro dei riders? I riders sono coloro che si occupano di effettuare le consegne a domicilio di ciò che viene ordinato attraverso una piattaforma digitale. Queste piattaforme operano in una logica di modello di business multi-sided, facendo incontrare due gruppi di clienti distinti ma indipendenti, facilitando l’interazione tra i due: ristoranti e clienti. Ne esistono decine; dalle più recenti e locali come Foodracers alle “big” internazionali come Deliveroo o Just Eat. L’operatività per i riders è relativamente semplice: rispondendo ad un ordine, devono ritirare e consegnare il pasto entro un determinato limite di tempo, attraverso l’utilizzo di mezzi propri. I mezzi in questione possono essere le auto di proprietà, scooter oppure biciclette.
La mancanza di riconoscimenti e tutele è una peculiarità di questa professione presente da poco nel mercato del lavoro. Il legislatore è intervenuto allo scopo di sanare quanto più possibile la tendenza alla deregolamentazione del settore. Gli sforzi fatti in questa direzione non possono essere ritenuti ancora adeguati rispetto alle istanze provenienti da lavoratori e associazioni di categoria. La necessità attuale è quella di fare chiarezza rispetto alla fattispecie nella quale vanno inquadrati questi lavoratori: lavoro autonomo o lavoro subordinato? È possibile pensare ad un’altra fattispecie ibrida tra le due?
Oltre ad un problema di definizione e relative tutele dal punto di vista legislativo, abbiamo anche altri problemi che risultano essere di stampo sociologico e psicologico. Sociologico in quanto si può affermare che questo tipo di lavoro viene utilizzato come banco di prova per una, più in generale, deregolamentazione del mercato del lavoro. Lo scopo è quello di carpirne forme e limiti da raggiungere, da parte delle aziende, al fine di aumentare quanto più possibile i profitti e diminuire i costi legati al lavoro vivo. Il problema psicologico riguarda nello specifico i lavoratori che vivono un sovrasfruttamento, sono poco tutelati, oltre ad essere più esposti a malattie e infortuni per la natura stessa della mansione che svolgono.
La nuova era dell’Industria 4.0 ha aperto un grande spazio in continua espansione, la c.d. Gig economy. I riders rientrano in questa nuova economia che spezza le maglie di quello che viene considerato il diritto del lavoro tradizionale fin ora sviluppato. È necessario entrare in questo panorama in divenire con una revisione strutturale e sistematica delle tutele consolidatesi precedentemente nel tempo, cercando di colmare il gap generato dal frenetico sviluppo guidato della tecnologia, ingegneria, informatica, ecc. Il lavoro è vivo, per questo motivo muta con il mutare della società. È necessario creare un’impalcatura giuslavorista solida e capace di assorbire i cambiamenti nel lavoro.