Abstract:
All’interno del più ampio ambito dell’etica l’epistemologia morale si preoccupa di stabilire il modo in cui gli individui acquisiscono e articolano nel linguaggio le loro conoscenze e credenze etiche. Per poter comprendere il contenuto delle inferenze che esprimono nozioni morali è necessario esaminare la loro struttura formale e i particolari termini etici che ne costituiscono il lessico tecnico.
Questo lavoro si concentra sui linguaggi morali in quanto strumento utilizzato dai parlanti per formulare e discutere le nozioni etiche che possiedono. A questo scopo, vengono individuati e studiati due tipi di linguaggio: uno valutativo, con cui viene conferito valore morale a oggetti specifici e ben determinati; e uno normativo, in cui sono formulate inferenze prescrittive caratterizzate da un alto grado di generalità. Si propone di applicare il modello emergentista per spiegare la relazione che sussiste tra i due.
Norme e giudizi di valore possono costituirsi come ragione dell’agire umano, mostrando come l’accettazione di un’inferenza morale da parte di un soggetto contribuisce a spiegarne le azioni. In conclusione, si argomenta che la reciproca intraducibilità tra il linguaggio valutativo e quello normativo permette di spiegare i casi di disobbedienza – razionale e giustificata – a un principio morale universale sottoscritto dall’agente.