Abstract:
L’obiettivo di questo lavoro è capire come far fronte agli anglicismi nella didattica dell’italiano a stranieri considerando che queste parole prese in prestito dall’inglese sono in constante aumento in italiano e sono sempre più accettate. Si approfondirà l’analisi del caso dell’insegnamento della lingua italiana in Spagna, dove la lingua ha comunque ricevuto una forte influenza dall’inglese ma ha dato ad esso una risposta per certi versi differente.
L’idea di realizzare questa ricerca ha cominciato a prendere forma durante l’esperienza di tirocinio come assistente professore d’italiano a stranieri in Spagna, presso l’Università Complutense di Madrid con il progetto Erasmus+. Nel corso del tirocinio ho potuto osservare che oggigiorno resulta inevitabile confrontarsi con gli anglicismi nella didattica della nostra lingua. Proprio durante una delle lezioni in Spagna, alcuni studenti mi hanno chiesto una traduzione di redes sociales e senza nemmeno pensarci ho risposto: social network. Chiaramente da lì sono partite una serie di domande alle quali questo lavoro cerca di dare risposte. L’aumento dell’influenza dell’inglese su molte lingue è un fenomeno conosciuto, sul quale si è scritto molto; a partire da questi studi ho cercato di focalizzarmi su come questo fenomeno possa essere utilizzato anche proficuamente in un corso d’italiano.
La tesi si articola in cinque capitoli. Nel primo troviamo una definizione del termine anglicismo e si propone una classificazione delle varie tipologie con una particolare attenzione alla distinzione tra anglicismi non adattati ed adattati. Alla fine del capitolo si presenta una panoramica dei diversi modi di porsi nei confronti di questo fenomeno da parte delle varie lingue europee.
Nel secondo capitolo si può leggere più dettagliatamente un’analisi della situazione italiana, a partire dalle notizie storiche sull’incremento dell’influenza dell’inglese in italiano. Si tratta con attenzione la situazione attuale con un’analisi quantitativa e l’illustrazione della politica linguistica adottata in Italia.
Al contrario, nel capitolo tre si analizza la situazione spagnola. Gli ultimi due capitoli sono il cuore della ricerca: nel quarto si approfondisce in particolare la tematica dell’uso degli anglicismi nella didattica dell’italiano con un confronto tra diversi libri di testo di italiano per stranieri; l’ultimo capitolo si focalizza sul caso dell’insegnamento dell’italiano in Spagna, con la prima parte dedicata all’osservazione di alcune lezioni d’italiano presso l’Università Complutense di Madrid e infine proposta di alcune attività per trarre profitto dall’ “itanglese”.