Abstract:
La tesi verte sull’intera opera di Jafar Panahi, regista iraniano erede di Abbas Kiarostami, che ha trovato un suo spazio nella cinematografia a livello internazionale. La sua produzione mira a mostrare l’Iran nella vita e nei gesti quotidiani portando alla ribalta, ma senza giudizio, le condizioni e le ingiustizie che molti iraniani vivono ieri come oggi. Nella produzione più matura è lui stesso a mettere in scena la sua condizione di regista confinato dalla giustizia iraniana, impossibilitato a girare film e a procedere con la sua arte. L’opera di Jafar Panahi assume quindi i tratti della resistenza di un partigiano, molto acclamato fuori ma al quale non viene dato diritto di parola in patria. Nei suoi film Jafar Panahi mette in campo coraggio, abilità stilistica, contenuti profondi e soprattutto quella speranza in una realtá migliore che dalla sua pellicola traspare come uno dei messaggi più forti. La tesi analizza la storia della censura iraniana e il suo rapporto con essa, l’eredità del Maestro Kiarostami e infine affronta le sue tematiche principali tentando di consegnare un’immagine del regista e del suo operato più completa possibile e di valorizzarlo come una delle figure più degne di nota di questo ventennio cinematografico.