Abstract:
Fin dai tempi antichi si è a lungo riflettuto sul primato della contemplazione o dell’azione al fine di perseguire una vita completa e felice. Anche Meister Eckhart condivide la preoccupazione di trovare una risposta a questo profondo interrogativo che impegna l’essere umano di qualsiasi epoca storica. Lasciandosi ispirare dalla pericope evangelica Lc 10, 38-42, il maestro domenicano articola una complessa esegesi grazie alla quale, spingendosi ben al di là del testo biblico, approda a brillanti e originali conclusioni. La visione mistica diviene vita e parola capace di armonizzare le tendenze primarie dell’animo umano: conoscere e operare. Senza questa completezza qualsiasi estasi, fosse anche la più sublime, non sarebbe che un vacuo autocompiacimento speculativo. Il mio lavoro prende avvio dalla lettura delle due prediche "Intravit Iesus in quoddam castellum" (Pr. 2 e Pr. 86 secondo la classificazione di J. Quint) e dalla mia traduzione di questi brani dal Mittelhochdeutsch in lingua italiana. A seguire si propone un commento alle Pr. 2 e Pr. 86. Lo studio prosegue con un excursus sulle figure di Marta e Maria e una ricerca sulle fonti, anche pagane, da cui il maestro domenicano potrebbe avere attinto per corroborare le sue tesi. Nell’ultimo capitolo sono tratte delle conclusioni in merito alla possibile funzione sociale e antropologica della mistica nella nostra era tecnologica e sulla fondamentale riscoperta di un fecondo equilibrio tra pensiero e azione.