Abstract:
Esistono da tempo in letteratura diverse metodologie per la verifica dello stato di salute di un’azienda e che si propongono di intercettare il sorgere di eventuali crisi aziendali. Il legislatore, in tempi recenti, con la legge delega n. 155 del 19 ottobre 2017 (dalla quale è derivato il d.lgs. 14/2019), ha assunto l’iniziativa per tentare di normare la materia di prevenzione delle crisi fornendo una definizione di stato di crisi, introducendo le c.d. procedure di allerta, individuando i c.d. indicatori della crisi (lasciando poi al CNDCEC la definizione degli stessi e la quantificazione delle soglie critiche) e allargando l’ambito di applicazione delle norme afferenti l’adeguata organizzazione e il controllo (di legalità e/o contabile): il tutto, almeno nella teoria, dovrebbe consentire di rilevare in modo più agevole, omogeneo e obiettivo segnali che, unitamente considerati, consentano di presumere ragionevolmente la sussistenza di uno stato di crisi dell’impresa e di agire tempestivamente per il suo superamento.
Fino a quale punto la situazione di difficoltà di un’azienda è considerata accettabile? E fino a quale punto la stessa è da considerarsi reversibile? Quando devono essere attivate le procedure di allerta? Quali indicatori aiutano in tal senso?
Tali novità saranno in grado di diminuire il ricorso alle classiche procedure giudiziarie ed extra-giudiziarie di soluzione della crisi?
