Abstract:
Dal 1900 ad oggi gli spazi espositivi sono cambiati al punto da integrarsi progressivamente con l’assetto urbano al fine di migliorarlo. Questo fenomeno si sviluppa nel periodo successivo agli anni Settanta del Novecento a seguito della grave crisi che ha colpito l’industria globale. Questo fenomeno ha lasciato dietro di sé un’ingente quantità di quartieri in stato di abbandono e di degrado. Questa situazione si è verificata anche nella città di Bolzano, sviluppatasi rapidamente nei periodi della Prima e della Seconda guerra mondiale grazie all’avvento del fascismo. In quel periodo la città ha vissuto il suo massimo splendore industriale grazie alla costruzione dell’Industria di alluminio Montecatini e un altrettanto glorioso sviluppo urbano grazie all’edificazione di estesi quartieri popolari, tra cui il quartiere Don Bosco. A partire dagli anni Novanta le indagini sulla rigenerazione urbana a base culturale vengono concretizzate con la messa a punto di alcuni primi progetti, basti pensare al glorioso caso di Bilbao e il suo Guggenheim Museum. Dieci anni dopo queste teorie vengono importate e applicate anche sul capoluogo sudtirolese. L’elaborato mira ad analizzare come questi progetti abbiano prodotto ottimi risultati a lungo termine sia nel caso dell’ex-Montecatini che nel caso del quartiere Don Bosco. Tutto ciò grazie all’intervento delle Amministrazioni Pubbliche e il loro progetto “Botteghe di Cultura”, al Museo di Arte contemporanea Museion e al Festival di cultura contemporanea Transart.