Abstract:
La ricerca si sviluppa attorno alla cittadina di Shiraoi, situata nella zona costiera meridionale dello Hokkaido. Il Poroto Kotan Ainu Museum è una struttura che dagli anni 80 ha attirato non pochi turisti e interesse in questa zona, ove paesaggio collinare e marittimo convivono armoniosamente. Sorto lungo le rive del lago Poroto, il museo offriva l’opportunità di toccare con mano le tradizioni antiche del popolo aborigeno che fin dai tempi più lontani aveva animano l’area: gli Ainu. L’indagine prevedeva uno studio sistematico del museo, raccogliendo dati diretti circa le strutture presenti all’interno dell’area museale, gli oggetti esposti, l’indirizzo e l’uso delle perfomance canore del gruppo aborigeno, fino alle pietanze messe a disposizione dei visitatori. Una volta giunta sul luogo della ricerca, oltre ad un ambiente dai toni grigi e dal freddo pungente, assaporai concretamente l’imprevedibilità del campo: il museo non solo era stato chiuso, ma al suo posto erano stati avviati i lavori per la costruzione di un nuovo e più moderno complesso.
Questo repentino cambio di rotta mi diede modo di inserirmi all’interno di un contesto più spinoso ed ampio: le proteste e le richieste di un popolo nativo che chiedeva un maggiore riconoscimento del proprio titolo di “aborigeni”, accanto alla conservazione di un’identità che il tempo ha modellato e smussato, plasmandola secondo i ritmi di un’incalzante globalizzazione. Durante le diverse attività con le comunità native in differenti zone dello Hokkaido (Shiraoi, Nibutani e Urakawa), e grazie ad un lavoro etnografico in cui ha prevalso l’osservazione partecipante, il mio essere si è impregnato del sapere remoto di queste genti che ancora conserva un rispetto assoluto nei confronti della terra che li nutre e ricorda loro la storia che li segna.
Il Poroto Kotan Ainu museum verrà sostituito nell’aprile del 2020 dal nuovo “Symbolic Space of Ethnic Harmony”: un’idea che è andata concretizzandosi da dieci anni e che visto il coinvolgimento e l’interesse anche da parte del Governo giapponese, prima mero spettatore nelle decisioni e nell’approvazione del progetto. Il nome, estremamente più complesso, mostra già una speranza di fondo: la possibilità di creare un luogo armonioso dove le comunità possano sentirsi libere di manifestare la propria identità. Uno spazio di comunione e di scambio, un museo creato non solo per custodire e per narrare le tracce importanti del passato, ma anche per aprire un dialogo proficuo nel presente storico con il resto nel mondo. Un metalinguaggio che coordina e racchiude più prospettive e si trasforma in un microcosmo in cui memorie, identità, rivendicazioni, tradizioni e cultura si mescolano creando un nuovo spazio educativo e ricreativo.
Inizialmente si darà uno sguardo alla storia che ha segnato l’isola settentrionale, mostrando come il suo sviluppo abbia seguito una strada diversa rispetto a quella del resto della nazione, aprendo un primo dibattito anche sulle origini del popolo Ainu. La lente di ingrandimento si sposterà poi sulla città di Shiraoi, investigando le principali azioni e le date che l’hanno scalfita, passando a tracciare in seguito quelle del Poroto Kotan Ainu Museum. Grazie all’uso di immagini e foto sarà possibile uno studio comparativo delle due strutture, evidenziando le innovazioni apportate e svelando il progetto e le idee che sono state raccolto durante le interviste con i collaboratori del nuovo museo. Non mancheranno gli stimoli e le riflessioni antropologiche, grazie alle teorie e alle idee proposte dall’antropologia del paesaggio, museografica e della zooantropologica. Infine, non si potrà escludere un breve accenno all’impatto che il turismo ha avuto su questa popolazione, e di come l’identità Ainu si sia riplasmata nel corso del tempo, andando incontro a modifiche di un certo spessore.