La morte tra angoscia e disperazione

Abstract

Gli esseri umani pongono sempre domande filosofiche, sul principio del tutto, sul nulla, sul futuro, sul senso della vita, sulla felicità sul dolore e pure sulla morte. Palesemente c’è una passione del domandare filosofico nell’uomo come tale e non solo nei filosofi di professione: è una disposizione umana. D’altro canto non esiste filosofia che non sia vissuta, né vita che non sia filosofica, poiché chi sostiene la centralità di questa asserzione, non estranea alla quotidianità, pensa e crede, che ogni sistema di pensiero, di qualunque pensatore, di qualsiasi epoca storica, sia stato influenzato dalle esperienze di vita. È possibile far filosofia della morte? Qualcuno potrebbe dire: non sei riuscita scegliere nient’altro.. ci sono tante cose appassionanti nella vita! Eppure la morte benché sia un fenomeno demografico, medico, sociale – e in questo senso è la cosa più naturale del mondo – qualcuno scompare, un altro occupa il suo posto. Si tratta della morte alla «terza persona» ma altresì è soprattutto una tragedia personale per chi ha perduto un figlio, i genitori, qualcuno che ha amato;è quella morte che più assomiglia alla mia, senza esserlo, ma senza neppure essere la morte impersonale del fenomeno sociale.