Abstract:
Il Mediterraneo ha da sempre rappresentato un punto di contatto e mai di frontiera e lo è stato dal tempo dei Fenici, della Magna Grecia, dei Romani e delle Repubbliche Marinare. Per questo se vi si pensa di costruire un confine questo sarà probabilmente destinato a cadere. In un mondo sempre più globalizzato è diventato quasi impossibile tenere conto di tutti le persone che si spostano da un paese all’altro con motivazioni diverse. I grandi numeri legati ai flussi migratori si devono a un crescente abbattimento dei confini di tipo economico, culturale e sociale anche se in molti casi ciò però si è dimostrato non essere completamente vero, mettendo anzi in luce un incremento esponenziale nel numero dei confini geografici da superare. Quindi sorge spontanea la domanda riguardo la direzione che il mondo sta prendendo, potremo parlare di un mondo inclusivo o no? Il tema del confine è un tema in continua evoluzione e dalle mille sfaccettature necessarie da cogliere per affrontare nel migliore modo possibile la questione che si trova al centro delle discussioni dell’Unione Europea e del Mondo intero. Innumerevoli sono gli esempi che si possono riportare dei fenomeni legati ai flussi migratori di diversa natura e dei muri fisici e non che sono stati eretti nelle diverse realtà. In particolare il mio lavoro si focalizza sulla questione Europea. Risulta necessario che le migrazioni sia a carattere interno che esterno non siano considerate come un fenomeno momentaneo ma si parli ormai di un fenomeno intrinseco alla nostra realtà, una componente strutturale della nostra società. Diventa sbagliato usare il termine crisi quando ci si riferisce a questo fenomeno. Il problema più pressante è legato al fatto che l’Europa si trova a fronteggiare un flusso migratorio irregolare senza precedenti. Flusso incrementato da trafficanti senza scrupoli che cercano di beneficiare il più possibile dalla disperazione delle persone più vulnerabili. L’arrivo di massa di queste persone, siano esse migranti, rifugiati o richiedenti asilo, è dovuta ad una serie di problematiche legate alla sicurezza interna dei paesi coinvolti, ad una situazione di instabilità a livello regionale, alla deteriorazione dell’ambiente sociale ed economico, alla povertà e alla mancanza di impieghi ed al cambiamento climatico. La complessità di questi fattori è direttamente collegata alla natura dei flussi migratori in entrata che si potrebbero sostanzialmente dividere tra rifugiati e migranti di natura economica. Ho voluto prendere in considerazione la situazione di Italia e Grecia in quanto paesi di primo arrivo e maggiormente toccati dalla crisi migratoria di cui le vittime sono persone che spesso come unica colpa hanno quella di essere nati nella parte sbagliata del mondo. Di fondamentale importanza è la questione legata alla sicurezza che mette a dura prova le decisioni da intraprendere a livello governativo tenendo in considerazione le diverse posizioni degli Stati Membri riguardo una comune azione.Per cercare di far fronte a questo problema sono molte le discussioni e le misure intraprese dall’Unione Europea e dai singoli Stati Membri anche se i risultati ottenuti non sono stati sempre soddisfacenti. Dall’adozione dell’Agenda Europea sulla Migrazione sono state incrementate delle azioni per scoraggiare il contrabbando e l’entrata irregolare di migranti e si è cercato inoltre di dimostrare che esistono delle vie legali di entrata che risultano fondamentali per raggiungere gli obiettivi esterni. Purtroppo però alcune delle misure che sulla carta potrebbero sembrare promettenti nascondono in realtà dei problemi a livello di applicazione concreta. Oggi si lavora sull’emergenza dimenticando a volte di pensare a soluzioni di lungo periodo. Facendo ciò non si verrà mai a capo del problema a cui per rispondere in maniera concreta ed effettiva necessario un approccio più coordinato, sistematico e strutturato.