Abstract:
Come si può essere nello stesso tempo vittima e artefice di un errore?
Propongo un’analisi antropologica dell’errore umano e delle conseguenze nel professionista che è vittima ed artefice contemporaneamente in ambito sanitario. Si parla dunque di seconda vittima in sanità, dove la prima è il paziente che subisce il danno da una prestazione sanitaria sbagliata, e dove la seconda è il professionista che oltre al grosso impatto emotivo che lo assale dato dai sensi di colpa, in alcuni casi, si trova anche a dover affrontare l’ostilità dei colleghi e superiori. Oggi l’approccio più immediato all’errore e all’evento avverso che ne deriva si focalizza sul comportamento della persona considerato aberrante e la soluzione è la riduzione della variabilità di tale comportamento. Viene messo debolmente sotto analisi il sistema inteso come insieme di elementi umani e tecnologici finalizzati ad un obiettivo comune. Ancor meno viene considerata la prospettiva fenomenologica attraverso l’ascolto dell’esperienza del singolo. Con quest’ultimo approccio, attraverso l’analisi della letteratura nazionale ed internazionale, vorrei che emergesse il vissuto che l’operatore esperisce nel commettere l’ errore anche quando non è derivato danno al paziente, e il segno indelebile che rimane in lui impattando nel futuro professionale e personale.