Abstract:
Nella seconda metà dell’Ottocento, all’indomani delle soppressioni napoleoniche e dell’ingresso di Venezia nell’appena costituitosi Regno d’Italia, un comitato di laici cattolici inserisce la “Festa della Madonna della Salute” tra quelle la cui tradizione merita di essere preservata. Apparentemente, quindi, senza soluzioni di continuità, si rinnova ogni 21 novembre, oggi festivo rosso nel calendario civile comunale, un rito quasi quattrocentenario di ringraziamento e di intercessione, che – come è noto – il Doge Contarini e il Patriarca Tiepolo inaugurarono per onorare il voto alla Vergine pronunciato in occasione della terribile pestilenza del 1630. Il pellegrinaggio alla basilica, il cero, l’icona, ma anche il cibo e il vino, sono soltanto alcuni degli elementi attorno ai quali si raccoglie la partecipazione della comunità e che il presente lavoro si incarica di indagare. Essi ci interessano non solo per un fatto di antropologia religiosa, dal cui punto di vista possono comunque essere contestualizzati entro forme caratteristiche e per questo interessanti del culto mariano. Ciò che li rende rilevanti è soprattutto, però, la possibilità di indagare, attraverso di essi, l’approccio contemporaneo al tema della salute, nonché il significato, in una fase particolarmente delicata dell’evoluzione della comunità veneziana, della storia dei luoghi e dell’identità ad essi connessa.