Abstract:
Questa tesi è volta a inquadrare il paradigma dello honji suijaku, diffusosi in maniera onnipresente in diversi ambiti del Giappone pre-moderno e chiave centrale per l’interpretazione del discorso sul sincretismo tra buddhismo e culti dei kami caratteristico delle forme religiose tradizionali giapponesi. Facendo uso di un approccio tendenzialmente cronologico, ma che non trascura di prendere in esame le criticità, si cerca di chiarire secondo quali tempi e modalità il concetto si sia sviluppato, a partire dalla sua emersione in periodo Heian, fino a raggiungere il culmine nel corso del periodo medievale, venendo impiegato in svariati ambiti non solo dalle élites religiose ma anche dalla popolazione, per poi subire un lento declino a partire dal periodo Edo, in conseguenza alla nascita di movimenti di contrasto quali la definizione dello shintō come corrente religiosa autonoma, la popolarizzazione del confucianesimo e la formazione delle correnti nativiste, per poi venir quasi completamente annientato dai provvedimenti della Restaurazione Meiji volti alla separazione di buddhismo e shintō. Ci si sofferma in maniera più dettagliata su alcuni casi specifici di applicazione del fenomeno, con il fine di chiarirne la portata ed esemplificarne le modalità di utilizzo, in particolare per quanto concerne l’ambito dello Shugendō e l’applicazione a culti specifici, come quelli di Amaterasu e di Hachiman.