Abstract:
Con la nascita del Mercato unico, le imprese possono espandere la propria attività oltre i confini nazionali. La tesi analizza l’utilizzo delle perdite fiscali transnazionali all'interno dell’Unione Europea.
È stato osservato come, se una società controllante si trova in una giurisdizione fiscale diversa dalle rispettive controllate, l'utilizzo delle eventuali perdite fiscali realizzate da queste ultime risulta“ristretto, impossibile, o solo temporaneo”, anche a causa della mancanza di una normativa a livello comunitario adeguata a regolamentare la questione.
Lo studio analizza le condizioni e gli ostacoli, che devono affrontare le imprese che possiedono forme di stabilimento (stabili organizzazioni o società controllate) situate all’estero che abbiano prodotto dei risultati operativi deficitari, al fine di poter beneficiare di una compensazione delle perdite.
In particolare, verranno esaminate le sentenze della Corte di Giustizia Europea, ripercorrendo le “de facto reason” necessarie per poter invocare un utilizzo delle perdite, alla luce dell’eccezione delle final losses originata dalla nota sentenza Marks & Spencer. Tale eccezione che, come rileva la dottrina, in un primo momento non sembra affatto chiara, è applicabile per quelle perdite prodotte da subsidiary estere, che non hanno potuto essere, nè potranno essere compensate nello Stato in cui sono ubicate.
Attraverso la disamina delle sentenze successive, dell’opinione degli Avvocati Generali e della dottrina vengono esposte le condizioni necessarie al fine di comprovare la sussistenza delle “perdite finali”, con l'auspicio che sia una regola provvisoria in attesa dell'introduzione di una CCCTB.