Abstract:
Al termine dei miei studi in Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici ho deciso di proseguire il mio percorso di ricerca sul fenomeno delle migrazioni. Nella mia tesi di laurea triennale avevo sviluppato il tema in particolare osservando il fenomeno delle immigrazioni in Italia e sulle sue possibili implicazioni all'interno di una riflessione sull'arte come vettore per attivare processi educativi di cittadinanza globale responsabile aperti all'accoglienza e al rispetto dei diritti umani. Insomma una lente di ingrandimento partendo dal caso specifico di Lampedusa, un’isola del Mediterraneo appartenente all'arcipelago delle Pelagie, diventata simbolo di confine tra l’Africa e l’Europa, uno spazio di approdo per un Mondo in costante movimento e trasformazione, fatto di storie di uomini e di donne diversi e che per diversi motivi hanno il comune sogno di cambiare il proprio destino e migliorare le proprie vite lasciando le loro case ed i loro affetti nel loro paese di origine.
La tesi di laurea triennale, intitolata “Migrazioni: l’arte come azione di accoglienza a Lampedusa” risale al 2016, un momento particolare del fenomeno migratorio in cui è stato raggiunto un numero di arrivi record: alla fine di ottobre sono state 153 mila le persone giunte irregolarmente sulle coste Italiane. Proprio questi dati avevano alimentato l’idea di invasione che provoca reazioni scomposte tanto che il fenomeno veniva, e viene tutt'oggi, percepito come qualcosa di anomalo, irrefrenabile ed invadente, ma che in realtà non è altro che parte di una storia più ampia della mobilità umana, legata alla natura stessa dell’uomo che sin dalla sua comparsa sulla Terra non ha fatto che migrare.
È, invece, l’attuale periodo storico a porre alla società delle sfide essendo caratterizzato da grandi cambiamenti e rivoluzioni che non sempre si è in grado di accogliere simultaneamente. Questi meccanismi possono rinforzare o mettere in crisi l’identità della persona, e nel caso in cui questa venga messa in crisi la reazione automatica è quella della chiusura per tentare di ricreare un luogo chiuso e protetto, in quanto è sulla base delle radici geografiche che si crea l’identità di ogni cultura.
Più chiuso è un sistema e più difficile sarà introiettarvi flussi esterni ed il fenomeno analizzato in questa tesi richiama l’epiteto della “fortezza Europa”, utilizzato spesso per esprimere una certa delimitazione, così da essere un luogo per alcuni ed un non-luogo per altri.
Quello che ho cercato di dimostrare con questa tesi, e con quella precedentemente redatta nel 2016, è che l’arte può rappresentare un elemento di apertura al sistema che si vuole chiuso. L’arte può contribuire ad allargare confini e costruire comunità consapevoli del loro appartenere globale ad una rete più ampia dove ogni nodo del sistema dipende dagli altri grazie alla sua capacità di rappresentare sentimenti di riscatto umano.