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I burakumin rappresentano il gruppo di minoranza più grande in Giappone, con una stima della popolazione compresa tra 1,5 e 3 milioni di persone. Coloro che vengono etichettati come burakumin vengono comunemente considerati come discendenti dei fuoricasta dell’epoca Tokugawa, i quali si occupavano di lavori considerati impuri (ad esempio, l’industria della pelle, l’imballaggio di carne, spettacoli di strada, produzione di tamburi) e che venivano costretti a vivere in aree separate. Nonostante l’abolizione del sistema delle caste nel 1871 e l’implementazione della legge per misure speciali e per progetti Dōwa nel 1969, i burakumin sono ancora oggetto di discriminazione in vari ambiti: accesso all’istruzione, abitazioni, messaggi discriminatori sul Web, nell’impiego e nel matrimonio tramite investigazioni condotte da agenzie private. La categoria buraku comprende una varietà di individui di diversa estrazione culturale e sociale e, con il passare del tempo, è stata soggetta a costanti riconfigurazioni, tra cui la trasformazione dei confini dei quartieri, l’industrializzazione, l’urbanizzazione, la migrazione dalle aree buraku e i matrimoni misti. Nonostante l’eterogeneità di queste popolazioni, la determinazione dell’origine buraku è rimasta stabile nel tempo e si basa sulla nascita, sulla residenza precedente o attuale in un buraku e sull’impiego nelle industrie buraku. Negli anni Ottanta, iniziano a svilupparsi letture alternative della storia buraku e si assiste a uno spostamento del focus da una storia di discriminazione e oppressione al ruolo politico e sociale dei fuoricasta. La nozione di “cultura buraku” gioca un ruolo molto importante in questo contesto. Recenti studi specifici sui burakumin, noti come burakugaku, fanno parte delle ricerche post-belliche condotte dai movimenti di liberazione buraku, in particolare il Buraku Liberation League (BLL), e sono proseguiti con un’enfasi particolare sui contributi positivi della cultura buraku fino ad arrivare allo sviluppo della “tradizione e cultura giapponese”. L’attivista buraku e scrittore, Kawamoto Yoshikazu, in particolare, ha proposto di esaminare la “cultura buraku” come un complesso “sistema culturale” che collega i buraku con i non-buraku attraverso ciò che ha definito “la cultura che sostiene la vita di tutti i giorni”. Basandomi su questi recenti studi e teorie che analizzano la questione buraku da un nuovo punto di vista, il mio elaborato ha l’obiettivo di analizzare come concetti legati alla cultura e alla tradizione vengano attualmente utilizzati e rielaborati a livello locale dalle comunità buraku di Kyōto. Per la mia ricerca ho scelto di focalizzarmi sul caso specifico del quartiere di Senbon, che si trova nella parte nord della città e rappresenta uno dei più antichi quartieri buraku, con origini in epoca Heian, di tutto il Giappone e sulle iniziative culturali e di sviluppo della comunità qui intraprese. Il focus della mia analisi è rivolto al contesto sociale in cui il buraku è rappresentato, ovvero l’associazione locale Tsuratti , fondata nel 1994 come museo allo scopo di educare i cittadini ai diritti umani, in particolare alla questione buraku, e di conservare e trasmettere la storia e la tradizione del quartiere. Il mio obiettivo è quello di esaminare come gli eventi e le iniziative culturali organizzate a livello locale rappresentino un approccio alternativo e funzionino come una forma di resistenza positiva alla discriminazione, cercando di comprendere come le immagini storiche vengano rielaborate attraverso processi di auto-comprensione e rappresentazione da parte di un gruppo di minoranza come quello dei burakumin e inoltre, di come questi si riapproprino di nozioni legate alla tradizione giapponese e sfidino le idee negative comuni associate con il buraku. |
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