Abstract:
Poco prima della sua prematura scomparsa, Egisto Macchi, compositore eclettico e militante dell’avanguardia musicale italiana, si cimenta nella riduzione in formato ridotto di un grande classico del teatro d’opera tradizionale La bohème di Giacomo Puccini, riscrivendola integralmente per un organico strumentale composto da soli sedici strumenti e quattro sintetizzatori. A tale trascrizione della partitura originale il compositore prevede di far corrispondere una conseguente mise en scène in formato pocket, un allestimento riproposto all'essenziale per essere trasportabile, al fine di permetterne la circolazione a livello capillare anche in realtà non servite da entità teatrali stabili. Attraverso il materiale del Fondo Egisto Macchi custodito presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, si è tentato di ricostruire la genesi e la struttura di questo lavoro di rivisitazione contemporanea che non ha mai visto le luci di scena, e che si ascrive in un progetto più ampio ideato da Macchi, la costituzione di un associazione culturale “Opera Nova” che gode di un'altra firma autorevole, quella di Ennio Morricone che si occupò della riduzione di un altro capolavoro di Puccini, Tosca riproposto nelle medesime fattezze. In rapporto con la partitura originale si è tentato di verificare la posizione estetica del compositore avanguardista nell'approccio alla tradizione musicale dell’opera italiana, oltre che valutarne l’impatto nel mercato dello spettacolo.