Abstract:
La bachicoltura è una delle attività economiche tradizionali della e che ancora oggi rappresenta un importante comparto legato al settore tessile, che dà da lavorare a più di 20 milioni di allevatori e lavoratori. La Cina è la prima produttrice mondiale di seta grezza, che si ricava da una prima lavorazione dei bozzoli prodotti, di cui ne esporta l’80% della produzione totale. Per poter mantenere questi livelli produttivi, a partire dai primi anni 2000 è iniziato un complesso processo di trasferimento dell’attività serica verso ovest, dovuto ai cambiamenti sociali ed economici di quella province situate nell’est del paese, in cui fino a quel momento la bachicoltura era stata considerata una fondamentale fonte di reddito. Oggi la prima provincia per produzione di bozzoli non è più il Jiangsu, ma il Guangxi (85,7%).
In Cina la bachicoltura resta ancora un’attività poco meccanizzata a cui partecipano sempre meno giovani, che preferiscono spostarsi nelle grandi metropoli. Nel tentativo di non sprecare risorse importanti e portare maggiori ricavi agli addetti del settore si è iniziato a parlare negli ultimi anni di sfruttamento comprensivo di tutti i sottoprodotti dell’allevamento e della lavorazione della seta.
Per esempio, l’impiego del gelso nell’attività di fitodepurazione dei terreni agricoli e non, inquinati da metalli pesanti. Ancora, l’utilizzo del fogliame scartato e il recupero delle crisalidi dopo il processo di trattatura dei bozzoli, che macinati possono essere sfruttati come sostituti della soia nei mangimi. Il baco da seta è l’insetto più comunemente consumato in Cina e una suo maggiore impiego può essere facilmente incentivato riducendolo in polvere e usando la farina ottenuta per la preparazione di altri cibi. Le crisalidi hanno un alto valore nutritivo e un’alta efficienza di conversione nutrizionale, migliore di quella della carne e quindi più sostenibile in una prospettiva futura.
La seta rappresenta ancora oggi il più importante sottoprodotto dell’attività serica, per il suo utilizzo in campo tessile e medico, e le cui vendite sono destinate soprattutto al mercato estero. Meno conosciuta è la sericina, una delle due proteine che compongono la seta, eliminata durante il processo di sgommatura. La sericina per le grandi quantità prodotte ogni anno, circa 50.000 tonnellate, è una sostanza inquinante, perché necessita una enorme quantità di ossigeno per degradarsi. Il suo recupero non è solo importante in chiave ambientale, infatti è stato comprovato il suo uso nell’industria cosmetica per la sua affinità con la pelle e la cosmesi in Cina è uno dei settori che ha visto la crescita maggiore nei consumi negli ultimi anni e il valore di 10 milioni di renminbi nel 2018.
L’allevamento del baco da seta ha come inizio la preparazione del seme-bachi in centri specializzati in cui l’allevamento ha il solo scopo riproduttivo. Una volta uscite dal bozzolo, le falene si accoppiano, le femmine depositano le uova su supporti appositi per poi essere controllate per eliminare la possibile presenza di pebrina. Le uova sane sono poi lavate per eliminare le impurità e disposte sui telaini. Se si tratta di uova non diapausali, sono consegnate immediatamente agli allevatori per l’incubazione e la loro schiusa, se si tratta di uova diapausali, queste sono conservate in appositi frigo fino al momento. La seconda fase è l’allevamento del baco e che si divide tra quello delle prime tre età larvali e quello delle ultime due, per le diverse cure da riservare alle larve in accrescimento. E’ importantissimo prestare attenzione alle condizioni ambientali e alla qualità della foglia fornita, per garantire un buono sviluppo al baco e una buona resa futura del bozzolo. Le ultime fasi sono la salita al bosco e la filatura del bozzolo, dalla raccolta e dalla sua essiccazione, che permette di conservare il prodotto intatto per mesi.