Abstract:
Secondo il pensiero freudiano l'uomo è mosso da pulsioni sessuali e di morte che lo portano ad agire per il proprio interesse personale. Per poter convivere con altre persone, la società impone all'uomo di limitare e controllare queste sue pulsioni, mettendole a servizio del bene comune. In Das Unbehagen in der Kultur (1930) Freud sottolinea come l'uomo si ritrovi al centro del conflitto tra pulsioni individuali e limitazioni culturali. In una posizione simile è Hans Castorp, protagonista di Der Zauberberg (1924) di Thomas Mann, il „Sorgenkind des Lebens“ a cui vengono impartiti gli insegnamenti pedagogici di Naphta, assertore di un particolare irrazionalismo religioso e filosofico, e dell’illuminista Settembrini. Dopo aver evidenziato la ricezione del pensiero psicoanalitico freudiano nello Zauberberg, dove la psicoanalisi è rappresentata in modo ironico dal Dottor Krokowski ed insegna al protagonista a comprendere i suoi sogni, la tesi si propone di mettere a paragone gli insegnamenti di Naphta e di Settembrini con le teorie culturali freudiane. Alla razionalità illuministica di Settembrini viene affiancato il rispetto delle regole culturali, a discapito delle proprie pulsioni, mentre l'irrazionalismo medievale di Naphta viene confrontato con la violazione dei limiti posti dalla cultura per poter seguire i propri istinti. Infine si analizzerà la misura in cui si discostano le une dalle altre le possibili soluzioni manniane e freudiane al conflitto tra natura e cultura.