dc.description.abstract |
L'approccio filosofico può coadiuvare un'indagine estetica nell'ambito dell'arte del Novecento rinunciando a tematizzare l'arte in movimenti, correnti e scuole?
La risposta affermativa a questa domanda viene data nell'opera del filosofo francese Henry Maldiney; il quale in Aux déserts que l' histoire accable l'art de Tal Coat, si sofferma sull'uomo artista Tal Coat per indagarne i segni, i colori, i gesti e le forme.
Un approccio estetico fenomenologico che, memore dell'insegnamento di Heidegger e Husserl, coglie la permanenza dell'immanente nella creazione artistica e il suo relazionarsi alla percezione sensibile del mondo. Una percezione sensibile che fluttua da artista a artista, da uomo a uomo, e che può essere spiegata solo nel vissuto e non nell'analisi logica a posteriori del vissuto. Maldiney nota come la vita sia dominata dall'imprevisto, il quale rompe gli equilibri e porta l'uomo a modificarsi di continuo; perché il suo essere-nel-mondo richiede un rapporto definito di “transpassabilità”, ovvero: accoglienza del diverso per scongiurare forme di malessere schizofrenico.
Gli artisti vivono nella transpassabilità del mondo, si aprono al mondo, chiarendone le relazioni nascoste.
La matassa della catena dell'essere viene così a dipanarsi nel percorso artistico di Tal Coat; la potenza del gesto primitivo che racchiude la storia dell'uomo unita all'urgenza espressiva dell'individuo che cerca di capire il suo essere-in-sè, e il suo essere con e per- il- mondo
Per Maldiney l'opera di Tal Coat è la rappresentazione sensibile dell'ouvert.
L'ouvert inteso come spazio che lo sguardo abita, prima del soggetto e dell'oggetto, prima dell'attivo e del passivo, spazio esperienziale sempre prima della parola, co-naissance.
Il bretone nel suo atelier nei pressi di Tholonet, nei paesaggi brulli della Provenza, a ridosso della famigerata montagna Saint-Victoire, non auspica di ricercare come Cézanne l'azione pittorica che “unisca le mani erranti della natura,” ma di riscoprire il respiro illimitato del mondo nel suo più piccolo essere inorganico e organico: dalla venatura della selce, ai riflessi dell'acqua fino ai passanti in movimento.
La finalità che si intende perseguire in questa tesi è come si possano integrare differenti chiavi di lettura sulla pittura di Tal Coat per meglio comprenderne la sua personale ricerca espressiva, al di fuori della nomenclatura di arte informale francese.
Evidenziando, attraverso l'analisi delle recensioni di George Limbour e Pierre Restany, e la monografia di Jean-Pascal Lèger; come la lettura di Maldiney riesca, in molti passaggi, a chiarire quei “tratti indefiniti” nell'operato artistico di Tal Coat che, in una lettura esclusivamente storico artistica, tematizzante, rimangono incompresi o erroneamente interpretati. |
it_IT |