Abstract:
L’elaborato ha l’obiettivo di esaminare le politiche sociali per l’infanzia quali ambito di intervento fondamentale per la prevenzione del disagio sociale e quali mezzo di mobilità intergenerazionale. Tale orientamento preventivo si attribuisce all’approccio del social investment, che considera la spesa nelle politiche sociali, un investimento in capitale umano. Esping-Andersen (2002), delineando i tratti essenziali del nuovo welfare state, affermò che la qualità dell’infanzia è rilevante per le successive opportunità di vita. Proprio l’infanzia, infatti, è una delle aree di intervento del nuovo approccio, il quale propone di investire in quelle categorie che erano state marginali per le politiche di welfare precedenti. Si esamineranno pertanto le differenti politiche di investimento sociale sull’infanzia in alcuni paesi europei, approfondendo le politiche di child-care e di parenting support.
Tale analisi verrà svolta tenendo in considerazione il regime di welfare state dei paesi esaminati, concentrandosi sulle dinamiche tra stato, famiglia e mercato che ne determinano la tipologia. La prima domanda di ricerca sarà quella di individuare quali altre logiche guidano l’adozione di una data politica sociale.
In secondo luogo, ci si chiederà e se le politiche di investimento sociale sono adottabili da qualsiasi paese o, se invece, vi debbano essere delle condizioni contestuali specifiche che le rendano efficaci. In questa prospettiva si porterà l’attenzione sul caso dell’Italia, come paese ostile alle politiche di social investment evidenziando i motivi strutturali e istituzionali di tale refrattarietà.
Infine, spostando l’analisi a livello locale, in particolare nel Comune di Venezia, si porterà alla luce quali sono le politiche di social investment adottate, grazie ad una ricerca qualitativa sul campo, prodotta con delle interviste agli operatori che lavorano nei servizi sociali dedicati all’infanzia e all’adolescenza.