Abstract:
Ogni anno nel nostro Paese si stima che nascano mediamente quattrocento bambini non riconosciuti dalla madre al momento del parto. Rispetto al secolo scorso, quando partorire in anonimato rappresentava una tendenza molto forte, tale fenomeno ha subito un calo rimanendo tuttavia presente nella società odierna. Parallelamente, il numero dei nati tramite fecondazione eterologa è destinato a salire dal momento che tale pratica, da qualche anno a questa parte, è diventata fruibile anche in Italia.
L’obiettivo di questa trattazione è quello di mettere a fuoco le conseguenze etiche derivanti dalla scelta di mantenere l’anonimato come genitore biologico, in caso di adozione, o in qualità di donatore di gameti, in caso di procreazione medicalmente assistita. Il problema che si pone non è indifferente, poiché ogni essere umano nel corso della sua esistenza ha bisogno di conoscere le proprie origini biologiche. Si apre dunque delicato scenario che mette sul piatto della bilancia i diritti del figlio, i diritti del donatore e quelli dei genitori effettivi.
Attraverso un’analisi della giurisprudenza atta a regolamentare tali diritti è stato possibile riportare una casistica che risultasse una fotografia della situazione attuale. Ripercorrendo invece la storia della filosofia sono risultati evidenti i processi che hanno portato al verificarsi di tale contesto, in particolar modo legato al concetto del corpo.