Abstract:
Il peso di un eccessivo debito estero costituisce da decenni un serio ostacolo alla crescita di molti Paesi in via di Sviluppo. Un elevato debito scoraggia la disponibilità degli investitori di concedere capitale e vincola i PVS in una trappola della povertà (effetto “Debt Overhang”). Il problema del debito estero è presente sin dai primi anni settanta quando shock petroliferi, alti tassi d’interesse, deboli prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, recessione dei Paesi industrializzati e alti deficit commerciali portano, come naturale conseguenza, un incremento di richieste di prestito internazionale da parte dei PVS. Dopo un’iniziale staticità nell’approccio al problema del debito estero (vedi Piani di Aggiustamento Strutturale e “Piano Baker”), molte delle iniziative di ristrutturazione, sviluppatesi successivamente da parte delle istituzione finanziarie internazionali, avvengono nella convinzione che una riduzione del debito possa portare vantaggi al Paese debitore ma anche e soprattutto al Paese creditore (vedi Curva di Laffer). A partire dagli anni novanta nascono così iniziative come la Heavily Indebted Poor Countries Initiative (HIPC) rivolte ad una riduzione consistente del debito contratto dai Paesi in via di Sviluppo.