Abstract:
La tesi si riallaccia al precedente percorso formativo dello studente, laureato alla Università Ca’Foscari nella triennale LICEM e Magistrale in Antropologia Culturale.
I temi trattati originano dalla sua storia personale: il candidato è nato in Libya da famiglia italiana emigrata da tre generazioni ed espulsa dal Paese nel 1970, per i fatti storici che determinarono la cacciata degli italiani.
Attraverso interviste, l’autore ricostruisce la memoria degli italiani che, accusati di colonialismo, dovettero lasciare attività economiche, proprietà e beni, abbandonare le case e rientrare in Italia, tra innumerevoli disagi ed umiliazioni.
I fatti, sommariamente conosciuti in Italia, suscitarono più stupore che sdegno.
Il candidato descrive i problemi dei profughi nell’integrazione, l’ostilità di chi li tacciava d’essere un’emanazione del fascismo, contestava i provvedimenti che il governo aveva predisposto per favorirne l’inserimento: i punteggi nelle graduatorie dei concorsi, nell’assegnazione di case popolari e lamentava che tali misure erano responsabili dell’aumento delle accise sulla benzina.
I sentimenti e le emozioni dei racconti descrivono la complessità che si determinò e i modi con cui reagirono al conflitto emozionale, economico e culturale.
Il titolo dello studio è scaturito dalle parole degli intervistati che , smarriti e confusi si domandavano quale e dove fosse la loro patria. Attraverso le parole dei ricordi e le loro narrazioni la ritrovano.