Abstract:
Questo lavoro di tesi si propone innanzitutto di analizzare e raccontare quello che è stato il progetto teatrale Amleto a Gerusalemme, frutto della volontà di organizzazioni quali la Cooperazione allo Sviluppo italiana, il Teatro Stabile di Torino e il Teatro Nazionale Palestinese, che insieme hanno raggruppato formatori italiani e palestinesi, e sono riusciti a creare una troupe bi-nazionale.
Lo spettacolo, che ha visto il debutto in Italia nel 2016, intreccia l’opera del grande drammaturgo inglese William Shakespeare con la storia del conflitto arabo-israeliano, utilizzando quindi le tematiche della tragedia shakespeariana per raccontare quelle che sono le esperienze quotidiane dei ragazzi nei Territori Occupati.
Per prima cosa ho quindi messo a confronto l’opera del Bardo con questa variante moderna, poiché lo spettacolo è infatti ispirato alla tragedia, ma non una copia esatta.
Ho poi continuato ad utilizzare il metodo di paragone anche per quanto riguarda l’analisi dei temi specifici dell’opera, che sono stati quindi messi a sistema con la storia e l’attuale situazione del conflitto israelo-palestinese. I temi analizzati sono stati quattro: in primo luogo il tema della terra, del territorio, e della sua conquista anche tramite la forza e la violenza. Il parallelo che si creerà sarà quello tra il personaggio del principe Fortebraccio di Norvegia, antagonista di Amleto, che, spinto dall’onore e dalla vendetta alla conquista delle terre di Polonia e Danimarca, raggruppa un esercito per invadere il territorio, e il colono israeliano del 1948, anno della fondazione dello Stato di Israele.
Al tema della conquista si lega poi quello della vendetta: alla vendetta viene associata l’azione e il coraggio di agire, quello che manca ad Amleto fino all’ultima scena dell’ultimo atto. Si ricercheranno le diverse azioni e modi di vendetta all’interno della storia del conflitto sia da parte palestinese che da parte israeliana, cercando di capire che cosa significhi vendetta violenta. Infine l’analisi verterà sulla ricerca della alternative possibili alla vendetta, e se resistere in maniera pacifica corrisponda o meno all’immobilità e alla mancanza di valore, proponendo come terza via la resistenza nonviolenta e il ṣumūd palestinese.
Un altro personaggio che verrà preso in esame sarà quello del padre di Amleto, o meglio, del suo spettro che appare all’inizio della tragedia shakespeariana alle guardie del castello di Elsinore. Il fantasma rappresenta la parte di eredità che i padri lasciano ai figli, l’eredità profonda che torna e poi resta anche dopo la morte dei genitori. In questo caso specifico siamo portati a domandarci: qual è l’eredità che un genitore palestinese lascia ai propri figli?
Che immagine riceve un figlio dei propri genitori, quotidianamente vessati e umiliati dalle forze dell’occupazione? Cosa potrebbe chiedere lo spettro di un padre palestinese al figlio?
Infine, l’ultimo e forse il più importante tema chiave che unisce l’opera dell’Amleto con la vita di ogni palestinese è il concetto di essenza: essere o non essere? Essere o morire? Tali problematiche vengono poste in maniera metaforica, con l’intento di ritrovare l’identità delle persone che abitano in Palestina e più in generale in terra di conflitto.
Sono queste le domande che sono state poste all’inizio di questo lavoro, e a cui si cercherà di rispondere attraverso la ricerca e l’analisi sia letteraria che storica.