Abstract:
La teoria economica classica si basa sull’assunzione di piena razionalità dell’investitore, il cui comportamento è volto unicamente al soddisfacimento dei propri bisogni. L’ipotesi di mercati efficienti, di informazione completa, di non sazietà dell’agente economico sono alcuni dei fondamenti della Teoria dell’Utilità Attesa, caposaldo dell’economia nello spiegare le scelte dell’investitore in condizioni di incertezza. Tuttavia, recenti studi empirici hanno fatto emergere l’inconsistenza di dette ipotesi, che almeno in certi contesti vengono sistematicamente violate dagli operatori economici. Proprio a partire da queste evidenze, l’ipotesi di razionalità dell’investitore viene posta in discussione. Al suo posto, incontrano sempre maggior interesse teorie che, a partire da studi di psicologia cognitiva, guardano all'individuo come ad un soggetto il cui comportamento è sistematicamente influenzato da errori cognitivi (bias comportamentali) che dunque influenzano le sue decisioni. Daniel Kahneman e Amor Tversky sono tra gli studiosi che riuscirono a conciliare aspetti psicologici con quelli economici, merito che gli fece vincere anche il Premio Nobel nel 2002. Tra i loro più importanti apporti all'economia moderna risulta la Teoria del Prospetto, secondo cui le scelte dell’investitore si basano sulla funzione di valore e sulla funzione di ponderazione delle probabilità. L’elaborato si propone di presentare un’applicazione della Teoria del Prospetto al fine di analizzare il cambiamento delle scelte di portafoglio a seguito della crisi occorsa nel 2008, con particolare interesse al raffronto con il modello di ottimizzazione classico à la Markowitz.