Abstract:
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin nelle prime battute del suo discorso alla nazione del 2005 ha affermato che “Il crollo dell’Unione Sovietica è stato una delle più grandi tragedie geopolitiche de ventesimo secolo” . Negli anni successivi e ancora al giorno d’oggi questa frase risulta essere una delle citazioni impiegate più di frequente nella letteratura sull’analisi della politica e delle relazioni internazionali per quanto riguarda la Russia; l’obiettivo delle seguenti pagine, oltre a cercare di rendere la complessità della storia di ciò che è stata l'Unione Sovietica, è quello di passare in rassegna una serie di letture e di descrivere i significati attribuiti alla dichiarazione, nonchè di analizzare le diverse prospettive emerse dalle analisi delle politiche sia interne che esterne che hanno caratterizzato il regime di Putin.
Se da una parte al crollo dell’Unione Sovietica come tragedia geopolitica è stato attribuito un senso di volontà di affermazione di uno spazio di influenza russo, di una ricostruzione di grandezza dello stato russo, di una tutela del territorio e dell’etnia russa dall’influenza dell’Occidente, volontà che sembra essersi concretizzata nelle iniziative politiche intraprese dal governo di Putin nello spazio post-sovietico, dall’altra parte è possibile identificare di punti di vista per i quali un’affermazione di questo tipo potrebbe quanto meno presentare un fondo di verità, soprattutto in relazione alle dinamiche e alle percezioni interne alla Federazione Russa. I significati attribuiti al crollo dell’Unione Sovietica dunque forniscono l’occasione per delineare un’analisi comparativa sulle percezioni che le politiche, le azioni e le dichiarazioni del Cremlino suscitano in attori diversi, siano essi gli Stati Uniti o l’Europa, o i cittadini della Federazione Russa stessa.