Abstract:
Si è voluto prendere in considerazione il viaggio in Unione Sovietica di Italo Calvino (1951) come punto di partenza per un’analisi che metta in luce i dissidi che lo scrittore sanremese avrebbe maturato nel corso di tredici anni di militanza tra le fila del Partito Comunista Italiano, fino alla sua fuori uscita. Scopo della ricerca è capire quanto il viaggio abbia contribuito a fugare o, al contrario, ad accrescere la percezione di tali dissidi anche alla luce delle contraddizioni interne al comunismo con le quali Calvino - come intellettuale di partito - fu costretto a misurarsi. Capire, inoltre, in che modo egli abbia cercato di conciliare la propria morale e la propria etica con queste contraddizioni e quali mezzi a sua disposizione - culturali, ideologici, letterari - abbia impiegato per provare a non rinunciare alla politica attiva. Il Taccuino di viaggio in Unione Sovietica, pubblicato su “L’Unità”, rientra in un genere letterario e giornalistico che, soprattutto negli anni cinquanta, aveva trovato fortuna presso il grande pubblico. Infatti, si è cercato di mettere in relazione le notizie riportate dall’intellettuale ligure con altre provenienti dalla penna di alcuni suoi colleghi che, negli stessi anni, avevano affrontato un’esperienza simile. Nel corso della ricerca chi scrive si è avvalso di fonti letterarie, fonti giornalistiche coeve, ma anche di fonti archivistiche con le quali confrontare o integrare le notizie presenti nella letteratura scientifica esistente.