Abstract:
Il proposito primario per lo sviluppo di questa tesi trae spunto dalla partecipazione in prima persona all'esperienza originaria del bello, scaturita da tre anni di Animavì: Festival del cinema di animazione poetica, dedicato all'autorialità del cinema, delle arti visive, del teatro e della letteratura, e dal desiderio di vederla sostanziarsi in un progetto non più inscrivibile in un limitato arco della durata di cinque giornate estive, ma di protrarsi, cioè aprirsi al tempo della persistenza, della memoria e di concedere così di fare un'esperienza durevole e ripetibile al pubblico dei fruitori.
L'associazione dei contenuti culturali deducibili dalle proposte pianificate dalla manifestazione, con la logica della somministrazione dei prodotti di stampo aziendalistico, nasce da una serie di motivazioni non solo di stampo artistico culturale ma anche economico manageriale.
La mancata azione di identificazione e qualifica degli operatori e delle professionalità agenti intorno al contesto dei beni culturali, non solo nell'ambito dell’Amministrazione Pubblica, ma anche nei settori privatistici, ha provocato un indebolimento progressivo nel corso degli anni, di quella posizione acquisibile nel mercato, rispetto a quante professioni hanno acquisito viceversa privilegi, sono state inserite ed hanno guadagnato condizioni di vincolo e difesa del proprio ruolo dai corrispondenti istituti di ordini professionali di altro genere e settore.
Questa “anomalia del mercato del lavoro” ha provocato una forte ondata di malcontento e repentine azioni di risposta da parte di coloro che sono stati esclusi dall’impiego pubblico, mediante la predisposizione di quelli che sono stati definiti fenomeni di self-employement e di micro-impresa (Maggiore e Velecco, 2012).
Lo studio conseguito mediante la predisposizione di un piano di fattibilità inerente ad un business articolato sulla somministrazione di prodotti, beni e servizi culturali e creativi, è riconducibile infatti proprio al fenomeno sopra descritto: partendo da un festival somministrato da un'associazione culturale, si è voluto valutare l'evenienza e la convenienza, della modifica di ordine giuridico ed economico di un'organizzazione culturale, in favore di un impianto organizzato secondo la logica e le regole di stampo aziendale.
Laddove cioè la creatività viene vista come la capacità di creazione del nuovo partendo da elementi precostituiti ma disorganizzati, è stata ricercata la possibilità di verificare un processo di internalizzazione, aprendo ad un approccio che va diffondendosi in questo settore a partire dal nuovo millennio (Cabasino, 2002): la creatività aziendale.
Tra le coordinate da seguire, di particolare rilevanza risulteranno quelle fornite dalle linee guida tracciate dal marketing culturale, attraverso il quale si andrà a ricercare la possibilità di convivenza tra prodotto creativo e marketing d'impresa creativa.
Cioè fino a che punto e con quali mezzi sia possibile conseguire l'autocompiacimento artistico filtrato da qualsivoglia logica di compromessi e, d'altra parte invece, come sia possibile agire al fine di perseguire il soddisfacimento del pubblico di consumatori, che contribuirà parallelamente alla ricerca di profitto economico.