Abstract:
La tesi riguarda il nucleo di icone marmoree presenti - attualmente e nel passato - a Venezia che risultano maggiormente aderenti ai modelli bizantini: ad oggi risultano collocate in chiese e in pareti esterne di edifici oppure musealizzate.
Venerate, desiderate e trafugate nel Medioevo, si rivelano opere di difficile inquadramento: innanzitutto per la natura ibrida tra la scultura, l’effige sacra e la reliquia, secondariamente per la mancanza di fonti che ne attestino con certezza la provenienza e le modalità di acquisizione e infine perché influenzarono e stimolarono una produzione locale che ne prendeva a riferimento i modelli coniugandoli con elementi occidentali.
Un’espressione artistica che non sempre rientra nel fenomeno del reimpiego, ma certamente in quello dell’adozione, perpetuazione e rivisitazione di un uso bizantino di cui la città ducale si faceva fautrice e protagonista: possono essere vere e proprie exuviae trafugate da Bisanzio, rilievi commissionati ad atelier orientali oppure realizzazioni eseguite da artisti greci immigrati nella città ducale e da loro allievi locali.
Nel corso della ricerca, si inquadrano le opere nel contesto bizantino operando un confronto per usi, stile e iconografia, seppur nei limiti dettati dalle sopravvivenze orientali, spesso non rinvenute in loco, ma pervenute in modo casuale e nelle loro declinazioni provinciali. L'indagine pone attenzione alla collocazione e alle modalità di installazione e ai connessi significati ideologici, religiosi e politici.
In quanto espressione della pietà popolare, si dà rilievo alle pratiche liturgiche e devozionali di cui erano oggetto e all’apparato miracoloso e leggendario che spesso le caratterizzava.
Lo studio delle (poche) fonti e l’analisi del contesto nel quale sono (o erano) inserite sono punto di partenza per ripercorrerne gli spostamenti e, in alcuni casi, per avanzare ipotesi riguardo alle modalità di acquisizione. Ciò permette di valutarne l’influenza nella produzione locale indagando le modalità di ricezione e reinterpretazione della comunità veneziana di accoglienza.
Spesso trascurate dalla critica, inibita dalla difficoltà di distinguere gli “originali” dalle “copie”, la tesi vuole essere punto di partenza per estrarre le opere dal “limbo” al quale sono state relegate, dando loro nuova autonomia e dignità.