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Il presente elaborato intende analizzare il debito fiscale all’interno della procedura concorsuale del fallimento.
A parere di chi scrive, l’argomento risulta essere molto delicato ed infatti, al fine di compiere tale obiettivo, si renderà necessario l’esame congiunto delle discipline civilistica, tributaria e fallimentare. Pur non essendo un tema sconosciuto alla dottrina, il trattamento del debito fiscale nel fallimento segue regolamentazioni e normative in costante aggiornamento, coinvolgendo inoltre interventi giurisprudenziali e di prassi. È evidente che in tale contesto emergono interessi contrapposti: l’interesse della massa dei creditori, la quale è assoggettata alle regole della legge fallimentare e intende ottenere il soddisfacimento delle proprie legittime pretese, e l’interesse dell’Amministrazione finanziaria, che fonda le proprie radici a livello costituzionale. La figura che detiene il difficile compito di conciliare i diversi interessi è il curatore, soggetto che sarà analizzato nel presente lavoro, delineandone il ruolo, le facoltà ad egli attribuite e gli adempimenti impostigli dalla legge.
Il trattamento del debito fiscale è differente a seconda del momento in cui il debito stesso è sorto, così come è differente il rapporto intercorrente tra soggetto fallito, organi della procedura e Amministrazione finanziaria. Per questo, il lavoro sarà suddiviso nei momenti temporali in cui il debito tributario emerge: prima del fallimento o durante la procedura.
Per quanto riguarda il debito sorto prima del fallimento, ci si occuperà delle modalità secondo le quali l’Amministrazione finanziaria può esigere il pagamento del medesimo, nonché l’eventuale privilegio ad essa attribuito. Con riferimento al debito che emerge dalla procedura, invece, ci si soffermerà sull’analisi del reddito fallimentare, nonché del trattamento di eventuali perdite pregresse. Inoltre si studieranno le conseguenze fiscali dell’ipotesi di prosecuzione dell’attività durante il fallimento mediante esercizio provvisorio e dell’ipotesi in cui l’azienda fallita avesse optato per particolari regimi fiscali prima dell’intervento dell’insolvenza. Successivamente, il presente lavoro concluderà il trattamento fiscale del debito analizzando i risvolti tributari della chiusura del fallimento e l’ipotesi di ultrattività degli organi della procedura.
Si procederà, dunque, alla disamina di tutti gli adempimenti tributari posti in capo al curatore, sempre considerando la suddivisione temporale, la quale permette di identificare con chiarezza quali adempimenti dichiarativi e contabili siano da effettuarsi all’apertura della procedura, durante il fallimento ed alla sua chiusura.
Infine, l’ultimo capitolo sarà dedicato all’incasso del credito vantato nei confronti dell’Erario. Infatti, qualora alla chiusura della procedura dovessero emergere somme a credito, il curatore ha la facoltà di richiederne il rimborso. Tuttavia, esistono alcuni istituti che permettono di monetizzare tale credito, riducendo notevolmente i tempi di incasso. Si tratta di: compensazione fiscale, cessione del credito tributario e assegnazione del credito d’imposta. Sarà interessante, al riguardo, comprenderne la normativa per giudicare l’effettiva utilità degli stessi.
Con l’obiettivo di analizzare un argomento dalla disciplina tutt’altro che unitaria, ben conscia della vastità del tema, l’augurio è di proporre un lavoro chiaro e comprensibile ai più su quanto avviene in termini fiscali durante il fallimento. |
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