Abstract:
Il mercato globale dell’abbigliamento ha raggiunto, negli ultimi decenni, un tasso di crescita annuale incredibile, raggiungendo un volume di 1,7 trilioni di dollari statunitensi nel 2012 e impiegando fra i 60 e i 75 milioni di persone in tutto il mondo. Questa crescita è dovuta all’affermarsi delle imprese di fast fashion, multinazionali specializzate nella distribuzione di capi di abbigliamento a buon mercato e nel rapido riassortimento delle collezioni. Il successo di tale modello produttivo è legato soprattutto alla minimizzazione dei costi di produzione, che viene spostata nei paesi con i costi di manodopera minori o con le leggi più permissive in materia ambientale. La violazione dei diritti umani è sistematica lungo tutta la filiera e il monitoraggio e la regolazione sono resi difficili dalla dimensione globale del fenomeno e dalla pluralità dei soggetti coinvolti. In questo nuovo contesto globale i sistemi regolativi tradizionalmente ancorati al territorio nazionale perdono efficacia, così come cambia il ruolo normativo delle organizzazioni internazionali; occorre, quindi, confrontarsi con questi cambiamenti e ricercare soluzione innovative allo scopo di tutelare i lavoratori. Questa tesi intende indagare la violazione dei diritti umani nella catena produttiva di fast fashion e analizzare le possibili risposte normative al problema, toccando argomenti come il lavoro regolativo dell’OIL e le pratiche di responsabilità sociale di impresa.