Abstract:
Per comprendere la difficile situazione curda in Turchia, è necessario storicizzare quella che è stata l’esperienza turca e le crisi da cui essa è stata caratterizzata, prestando particolare attenzione alla fine dell’Impero Ottomano che ha rappresentato, e ancora rappresenta, un trauma.
Il crollo dell’Impero ha infatti contribuito a rafforzare le tendenze nazionaliste e repressive nel Paese; per paura di perdere la propria “identità nazionale”, la Turchia ha sempre cercato di negare la sua componente multietnica attraverso un processo di turchizzazione che ha coinvolto le diverse minoranze presenti nel Paese, compresa quella curda. Tramite l’analisi dettagliata delle milizie curde Hamidiye, create dall’Impero Ottomano per controllare meglio la minoranza curda e per utilizzarle a proprio vantaggio contro gli Armeni, verrà alla luce un doppio paradosso: da una parte, uno Stato deciso ad incorporare dei gruppi che allo stesso tempo vuole sopprimere e dell’altra, questi gruppi, in cerca di autonomia dallo Stato in questione, che tentano di raggiungere il loro obiettivo attraverso lo Stato stesso. L’analisi prosegue poi con una sezione dedicata ai primi anni della Repubblica di Turchia, in cui vengono analizzate le riforme attuate da Atatürk, la sua filosofia per l’unificazione del Paese ed il ruolo del nazionalismo turco novecentesco nella questione curda, con la conseguente resistenza di questa minoranza (le rivolte di Sheikh Sait, nel 1925, Ararat, nel 1930 e Dersim, nel 1936). Verranno presi in considerazione anche i progetti attuati dal governo turco per creare un senso di unità nel Paese, in particolare la Tesi turca della storia (1932), la cosiddetta Guerra turca in favore di un ideale e la Legge sull’insediamento (1934). La tesi si conclude con un breve studio dei recenti sviluppi nella questione curda in Turchia attraverso l’analisi dei programmi dei più importanti attori politici: Öcalan, il PKK, Barzani ed Erdoğan.