Abstract:
Il Giappone, a partire dal dopoguerra, si distingue per un’economia caratterizzata da bassi livelli di disoccupazione e per una crescita stabile e duratura nel tempo. Infatti, coloro che accedono al mercato del lavoro in questo periodo di boom economico riescono a ottenere un impiego sicuro e ben retribuito. Tuttavia, a partire dai primi anni ’90, a seguito degli effetti negativi causati dallo scoppio della bolla speculativa (バブル景気, baburu keiki), l’economia giapponese subisce una battuta d’arresto che inevitabilmente si ripercuote anche sulla qualità e sulla quantità dell’impiego. A subire le conseguenze di questo brusco cambiamento sono soprattutto i giovani che sperimentano per la prima volta difficoltà a immettersi sul mercato del lavoro, non potendo più godere di tutte quelle tutele dell’impiego di cui hanno beneficiato i loro padri. E’ proprio in questo contesto che oltre agli alti livelli di disoccupazione giovanile (il picco più alto si registra nel 2003 con il 10.1%), dai primi anni 2000 comincia anche a prendere piede il problema della mancata partecipazione delle nuove generazioni al mercato occupazionale. Molti ragazzi, infatti, scoraggiati dalle nuove dinamiche dell’impiego finiscono per perdere la voglia di cercare un lavoro o addirittura di continuare il periodo di formazione. Proprio con l’arrivo del nuovo millennio, infatti, fanno la loro comparsa in Giappone i cosiddetti NEET (Not in Employment, Education or Training), ragazzi di età compresa fra i 15 e i 34 anni che non ricercano un impiego e che non si formano in alcun modo. Questi giovani non solo non contribuiscono alla ripresa dell’economia nazionale poiché inattivi, ma finiscono anche per gravare sulle spese e sul sistema di welfare dello Stato. In una società come quella nipponica dove il massiccio invecchiamento della popolazione e la diminuzione nel numero dei nuovi nati rappresentano un serio problema con cui le autorità devono fare i conti, la presenza dei NEET non è da considerarsi di buon auspicio in quanto potrebbe rappresentare un pericolo per la tenuta del sistema pensionistico e il collasso del sistema di welfare.
La prima parte della tesi introduce ai cambiamenti avvenuti sul mercato del lavoro a seguito dello scoppio della bolla speculativa nei primi anni ’90, in modo tale da fornire gli strumenti necessari per comprendere le dinamiche che portano all’avvicendarsi dei vari problemi economico-sociali che affliggono le nuove generazioni. Successivamente la seconda parte analizza il processo di formazione della categoria dei NEET (intesa come “gruppo target” verso cui indirizzare le nuove politiche governative a supporto dei giovani inattivi), interrogandosi anche sulle caratteristiche e le motivazioni che portano sempre più ragazzi a perdere la voglia di partecipare attivamente al mercato del lavoro. Infine la terza parte della tesi esamina le due principali politiche di contrasto elaborate dal Ministero della Salute, Lavoro e Welfare per risolvere l'allarmante problematica dei NEET.