Abstract:
Le PMI sono il cuore pulsante dell’economia italiana e oggi rappresentano più del 95% delle imprese. Dare un’unica definizione di PMI non è semplice, in quanto bisogna considerare numerosi aspetti. In realtà la nozione di PMI trova i suoi principali fondamenti nelle leggi comunitarie.
Nel 2008 l’intero tessuto economico italiano è stato protagonista di una grave crisi finanziaria, la quale ha messo in ginocchio molte PMI, portando una buona fetta di esse al fallimento. Di fronte alla vulnerabilità delle PMI e alla loro debolezza finanziaria, le banche hanno reagito con una decisa stretta creditizia. Le banche, infatti, hanno respinto tutte le domande di credito delle PMI, in quanto giudicate poco solvibili e le più rischiose, incapaci di rimborsare interessi sempre più elevati e soprattutto prive di sufficienti garanzie.
Il rapporto banca-impresa, quindi, si è modificato nel tempo. L’analisi di questo rapporto deve essere svolta tenendo conto in maniera congiunta di un insieme di fattori endogeni (ad esempio il rischio di mercato, il rischio di credito e il rischio di liquidità) e fattori esogeni (ad esempio l’intensità concorrenziale del settore bancario).
Da qui lo step successivo è definire che cosa si intenda per rischio di credito, collegandosi alla normativa bancaria in tema di Basilea I, Basilea II e Basilea III. Il rischio di credito, oggi, è uno dei rischi di mercato più analizzati e di difficile quantificazione.
L’obiettivo dell’elaborato, dal punto di vista pratico, è analizzare il rischio di credito connesso alle PMI italiane, considerando un arco temporale che va dalla pre-crisi fino al post-crisi, studiando gli effetti che la crisi ha generato su di esse. L’analisi è svolta attraverso l’applicazione dell’approccio multicriteriale MURAME. Le imprese vengono valutate attraverso l’utilizzo di indicatori economico-finanziari, ritenuti i più significativi per studiare il rischio di credito.