Abstract:
Il presente lavoro intende indagare la disciplina dei crediti nei diversi scenari ai quali la crisi di impresa è in grado di dare vita, alla luce della difficile integrazione fra la normativa fallimentare e quella lavoristica dotate, ambedue, di forte individualità ed autonomia.
In un’economia dinamica come quella attuale, l’insolvenza non è più pervasa da una presunzione di frode legata ad una mala gestio del debitore, ma rappresenta, piuttosto, un evento fisiologico che ha progressivamente indotto il Legislatore a ripensare le soluzioni alla crisi d’impresa e guidato la riforma alla novità culturale della “liquidazione giudiziale”.
In questo clima di rinnovamento, il fallimento e le altre procedure concorsuali si propongono di bilanciare, ove possibile, la tutela delle ragioni creditizie e il mantenimento dell’attività di impresa (a fini conservativi o risanatori), contemperando gli interessi prevalenti meritevoli di tutela anche a scapito della par condicio creditorum, tramite il ricorso a strumenti di legge quali, fra i tanti, le prededuzioni, i privilegi, la compensazione e le esenzioni dall’azione revocatoria.