Abstract:
L'elaborato si propone di analizzare in chiave comparativa alcuni testi dal carattere ibrido che hanno realizzato una rottura nella produzione di tre autori europei (E. Carrère, J. Cercas e H. Janeczek). Queste opere vanno lette nel quadro più generale del dibattito sul «ritorno alla realtà» e la fine del postmoderno, il quale tematizza una proliferazione nel panorama letterario a partire dalla fine degli anni Novanta e dai primi anni Duemila di una serie di testi “ibridi” (dagli «oggetti narrativi non identificati» di Wu Ming alle «narrazioni documentarie» di Donnarumma, fino al «racconto reale» di Cercas), ovvero narrazioni caratterizzate dal ricorso a tecniche appartenenti a generi non-fiction (il saggio e il reportage giornalistico). Tali opere mettono in discussione nell’opinione degli autori lo statuto stesso del romanzo, nonché la sua efficacia come elemento di indagine della realtà, auspicando un rinnovato impegno etico della narrativa. Si intende quindi dimostrare come l’elemento centrale del superamento delle poetiche postmoderne sia rappresentato dal bisogno di verità del lettore, a cui l’autore risponde rappresentando sé stesso nel testo quale garante di verità, attraverso un tentativo di rompere l’assioma di Genette, secondo il quale invece esiste sempre una distinzione fra narratore e autore empirico. Inoltre si ipotizza un inquadramento cronologico del fenomeno che veda come punto di svolta l’11 settembre 2001.