Abstract:
Una lucida analisi della società e della situazione storica a lei contemporanea rivelava allo sguardo di Simone Weil, pensatrice fra i più grandi del Novecento, una perdita pericolosa di contatto con la realtà. La separazione fra i segni e significati, lo svuotamento di senso di parole e azioni fondamentali per la vita di una comunità, aveva causato il proliferare di falsi idoli e un vuoto colmato da sogni di potere e meccanismi di forza. L’indagine di concetti fondanti del pensiero filosofico di ogni tempo, come la giustizia, la forza e la bellezza, trova all’interno del corpus weiliano espressione perfetta nella tragedia incompiuta Venezia salva. Microcosmo poetico dei temi cardine della filosofia di Simone Weil, la pièce mette in scena la contraddizione essenziale della condizione umana, ovvero la sottomissione dell’uomo alla forza e la sua invincibile aspirazione al bene. La riflessione di Weil attorno all’opposizione dei due termini si rivela debitrice sotto alcuni aspetti alle intuizioni di Blaise Pascal, autore conosciuto e amato dalla pensatrice negli anni della sua formazione. Affidare a un testo teatrale, a un genere letterario, il nucleo del proprio pensiero significava credere nella capacità della parola poetica di mostrare le cose come sono, di poter esprimere l’inesprimibile e, in ultima istanza, di essere in grado di opporsi alla disintegrazione delle coscienze.
