Abstract:
Adversus Iovinianum: un trattato in due libri del dottrinale, dogmatico, intransigente San Girolamo, il quale, con vigore ed energia, alterna l’argomentazione di due questioni ‘carnali’ ad altrettante di più ‘teologiche’: dalla verginità come condotta esclusiva da privilegiare, al Battesimo che non libera definitivamente dalla tentazione e dal peccato; dall’alimentazione votata al ‘minimo indispensabile’, alla corrispondenza tra i gradi delle virtù e dei peccati e il loro relativo Giudizio.
In questo contesto, quale può essere l’apporto della romanità? Come può inserirsi l’esperienza della civiltà latina? Nel sostenere la castità sessuale, Girolamo, dopo le autorevoli evidenze scritturali ed evangeliche, recupera la casistica e le fonti pagane per avvalorare la sua tesi.
Tra le numerose esemplificazioni greche e i più sporadici rimandi ad altre realtà straniere, spiccano gli exempla della romanità per lo più arcaica e repubblicana. L’apporto latino risulta così considerevole da richiedere una dettagliata analisi di ciò che di romano c’è in una trattazione profondamente cristiana.
Attraverso la collazione con la tradizione classica, lo studio si propone di verificare le tecniche di codificazione della memoria adottate da Girolamo per plasmare il ricordo ai suoi fini; dal vaglio delle singole figure femminili romane citate l’obiettivo è quello di tracciare le modalità entro cui egli recuperò la latinità, in un complesso, articolato, ragionato processo di elaborazione funzionale.