Abstract:
La donna kamikaze come tattica di guerra è una vittima della società islamica e patriarcale o è il simbolo di una nuova emancipazione femminista? Dalla curiosità di analizzare da vicino un fenomeno più che mai attuale e sottovalutato nasce l’obiettivo di questa tesi.
Israeliane, palestinesi, turche, tamil, irachene. Tanti sono gli esempi di donne che negli ultimi decenni hanno sconvolto il mondo votandosi al martirio, ma mai in nessun’altro caso come in quello ceceno l’impiego di donne martiri è stato così elevato. Bollate dai media russi come squilibrate, vittime di una società patriarcale e maschilista le “vedove nere” nell’immaginario pubblico sono passate dall’essere carnefici a vittime, finendo per alimentare quegli stereotipi di genere che vedono l’uomo sinonimo di potere e superiorità e la donna a lui vittima e subordinata.
Il lavoro strutturato in tre capitoli vuole porsi come una sorta di viaggio dalle radici del conflitto russo-ceceno alle attuali condizioni della donna nella piccola repubblica russa. Il primo capitolo oltre a fornire le basi storiche del conflitto analizza i due aspetti che maggiormente hanno alimentato il fenomeno delle donne martiri: i crimini di guerra messi in atto dai russi in territorio ceceno e l’evoluzione dell’islam nel corso delle due guerre, da islam moderato e pacifico a jihadismo militante.
Il secondo capitolo dopo un’introduzione sulla nascita del fenomeno delle donne kamikaze come tattica di guerra passa in rassegna l’immagine della “vedova nera” sulla base dei risultati di uno studio che, incrociando dati demografici e motivazioni psico-sociali, ha cercato di ricostruire le vite precedenti di trenta suicide. Nella parte finale maggiore rilevanza verrà data all’aspetto del trauma e del lutto come vulnerabilità psicologiche nella scelta del martirio.
Il terzo e ultimo capitolo, alla luce delle premesse e dei dati forniti, tenta di rispondere al quesito posto all’inizio svelando quanto spesso la figura della “vedova nera” sia stata vittimizzata dai media e dall’opinione pubblica. A concludere la tesi è la condizione attuale della donna nel paese e il confronto tra la generazione femminile in epoca di guerra e la generazione di oggi in un paese che dal 2005, dopo un lungo periodo di guerra e distruzione, sembra star facendo lentamente ritorno a una situazione di apparente normalità.
Nel lavoro di tesi, oltre a numerosi saggi e studi accademici sul fenomeno, molto utili sono stati in particolare i testi:”Le fidanzate di Allah” di Julia Juzik, “Quando l'orrore è donna” di Stefanella Campana e Carla Reschia,
"Io, donna kamikaze. 43 protagoniste del terrorismo suicida” di Noa Bonetti, “Kamikaze e Shahid. Linee guida per una comparazione storico-religiosa” di Leonardo Sacco e “Ultime 24 ore di una kamikaze” di Sladjana Stojkovic.