Abstract:
Giappone e Italia, pur essendo due paesi molto distanti sia dal punto di vista geografico che culturale, hanno in comune la situazione critica che si trovano ad affrontare le donne nel mondo del lavoro. A partire dal secondo dopoguerra entrambi i paesi si sono impegnati per creare delle politiche e delle leggi che permettessero un’equa partecipazione femminile nell’economia e nella politica e che garantissero maggiori diritti alle donne lavoratrici. Sia Italia che Giappone trovano alla base della propria legislazione per l’uguaglianza tra uomo e donna la Costituzione e il Codice Civile. Inoltre per quanto riguarda il Giappone, vennero emanate leggi specifiche indirizzate alle donne lavoratrici: Labor Standards Law, Working Women Welfare Law e Equal Employment Opportunity Law del 1986, la quale rappresenta tuttora il testo fondamentale per le pari opportunità in ambito lavorativo per le donne giapponesi. Similmente, in Italia il Codice delle Pari Opportunità del 2006 è un testo unico che ingloba e modifica la normativa italiana dei decenni precedenti in materia di donne e parità in vari ambiti socio-economici. I risultati raggiunti negli anni testimoniano come l’evoluzione di queste leggi abbia compiuto numerosi passi avanti nel garantire un miglioramento delle condizioni lavorative delle donne. Tuttavia gli ostacoli culturali e politici, alcune gravi lacune presenti nei testi di legge e la scarsità di azioni positive per implementare concretamente il benessere femminile e permettere la conciliazione tra lavoro e famiglia hanno reso necessario arricchire la normativa con ulteriori disposizioni. Tra le più recenti, la nota “Womenomics” proclamata dal Primo Ministro giapponese Abe e l’introduzione di provvedimenti per le “quote rosa” o la Riforma Fornero in Italia. Il tema delle pari opportunità è diventato via via più importante negli ultimi anni, in risposta non solo alle pressioni internazionali, ma anche, e soprattutto, per i cambiamenti economici e sociali in atto, che vedono la donna acquisire un ruolo sempre più centrale e fondamentale. Sia il Giappone che l’Italia però, nonostante l’attenzione dedicata a questa tematica e l’impegno per creare una legislazione adeguata, si collocano tra i posti più bassi nelle graduatorie mondiali che riguardano la partecipazione femminile nel lavoro e il “gender gap”. Questo dimostra che entrambi i paesi hanno di fronte a sé un percorso ancora molto lungo prima che l’uguaglianza tra uomo e donna nel lavoro si realizzi e che le politiche e le leggi finora messe in atto o proposte, seppur pensate per ottenere la parità di genere, non siano ancora in grado attuarla veramente. È quindi necessaria una maggior consapevolezza del ruolo occupato dalla donna nella società, l’abbandono degli stereotipi di genere e un reale impiego di azioni positive cosicché in futuro la partecipazione femminile nel lavoro non sia più considerata una forza secondaria ma sia un beneficio di cui può godere ogni paese.