Abstract:
Considerare l’innovazione sociale come valido strumento per intraprendere azioni di rigenerazione delle periferie italiane richiede una profonda conoscenza dei problemi che esse presentano e delle cause alla loro base. Parlare oggi di periferia urbana significa infatti confrontarsi con un certo numero di parole chiave quali segregazione, criminalità, marginalità e immobilità sociale. Questi concetti richiedono uno studio approfondito non solo per lo sviluppo di questa tesi, ma più in generale per una programmazione vincente di politiche di inclusione e di pianificazione territoriale; solo così infatti non corrono il rischio di restare contenitori vuoti, semplici stereotipi.
Il concetto di periferia nell’immaginario comune rimanda spesso all’idea di area debole, ovvero una porzione di territorio nel quale si insediano persone portatrici di disagio sociale; trovano residenza popolazioni immigrate e che evidenzia carenze sia a livello di presenza che di funzionalità di infrastrutture e servizi. Questa definizione, pur nella sua superficialità, rispecchia il pensiero di parte della popolazione e di diverse figure istituzionali. Sicuramente parlare di periferie urbane richiede di sottolineare la loro duplice dimensione ambientale: da un lato quella fisica, ovvero legata ad una questione meramente spaziale e territoriale; dall’altro quella ambientale, riguardante gli aspetti economici, culturali e relazionali. Nonostante a livello di studio tendano ad essere affrontate e considerate separatamente, entrambe queste dimensioni richiedono di essere esplorate a fondo per poter comprendere l’effettivo stato attuale delle periferie italiane. È necessario muoversi quindi con sguardo attento per poter comprendere e rilevare le origini politiche ed economico-sociali dei problemi che interessano queste aree. Solo così è infatti possibile programmare interventi efficaci di rigenerazione, riqualificazione e sviluppo. Solo così è possibile chiedersi, ed è questo lo scopo della presente tesi, se ed in quale misura l’innovazione sociale rappresenti uno strumento valido per poter affrontare e risolvere congiuntamente i problemi legati alla dimensione fisica e spaziale delle periferie. Come far fronte allora ai molteplici problemi che le periferie italiane manifestano? Come affrontare percorsi di rigenerazione che siano capaci di toccare gli aspetti meramente fisici senza dimenticare quelli di natura più prettamente sociale? Come invertire i meccanismi in atto di segregazione e demonizzazione delle periferie in favore di politiche realmente interessate all’inclusione? Il seguente lavoro di tesi nel suo sviluppo si propone proprio di affrontare i seguenti quesiti, tenendo come idea centrale la convinzione che l’innovazione sociale, promossa anche dagli organi e dai programmi comunitari, possa rappresentare una chiave di volta per affrontare interventi di riqualificazione e rigenerazione delle periferie italiane. Quando parliamo di innovazione sociale infatti facciamo riferimento a pratiche dirette a contribuire all’inclusione sociale attraverso cambiamenti nell’agire non solo dei cittadini, ma anche e soprattutto delle istituzioni. Si tratta quindi di un modo diverso di definire e problematizzare le situazioni di esclusione sociale, attraverso la presa di coscienza che le soluzioni tradizionali si sono rivelate inadeguate, i budget a disposizione per il settore sociale sono ridotti e le sfide che il mondo in generale, le periferie nel nostro caso specifico, ci pongono devono essere intese come opportunità e non ostacoli insormontabili.
La social innovation, secondo questo lavoro, deve inserirsi nel quadro delle politiche di rigenerazione rendendosi portavoce di un approccio di tipo integrato.