Abstract:
Nello scenario mondiale fin dai tempi antichi, si è imposta un immagine dell’Oriente come frutto di un modello stereotipato e modellato secondo schemi appartenenti esclusivamente all’occidente. Con l’inizio delle colonizzazioni i paesi asiatici sono diventati un surrogato europeo e successivamente americano, dove spesso si è teso più a sovrastare la cultura ospitante più che a rispettarla e vederla come una fonte di conoscenza. Tuttavia negli ultimi anni è cambiata radicalmente la prospettiva, con il rapido sviluppo economico di alcuni paesi asiatici, l’avvento delle tigri asiatiche, e una conoscenza sempre più ampia della cultura orientale si è levato un grido da parte dei leader politici di alcune nazioni asiatiche a difesa dei valori che sono stati i pilastri di queste società. In particolare sul dibattito dei diritti umani, c’è stato un rifiuto ad adottare i valori occidentali come universali. In effetti è sempre più evidente come le due fazioni si stiano sviluppando in direzioni opposte: mentre nel mondo occidentale c’è sempre più una disgregazione sociale, dove dopo anni di lotte per la difesa della libertà individuale si è andati in contro ad un fallimento politico e sociale in cui le risposte dei governi non sono più esaurienti alla domanda di assistenza dei cittadini, il cui frutto è stato la totale perdita di un identità culturale ed un generale senso di smarrimento, dall’altra parte paesi come Cina, Singapore, Taiwan, Hong Kong e Malesia stanno cercando sempre più di far risorgere i valori tradizionali, che sono stati l’anima dello sviluppo sociale e politico di queste nazioni e ne hanno forgiato il carattere unitivo insieme ad un forte sentimento di identità nazionale. La radice di questo fenomeno risale ad una poca conoscenza e apertura verso culture e tradizioni completamente differenti dal modello occidentale, il quale si è sempre dato per scontato essere sinonimo di modernizzazione. Nel dibattito attuale sempre più vengono presi come esempio i modelli governativi asiatici. Filosofi, letterati e politici occidentali guardano con ammirazione la stabilità di queste società e ci si chiede se effettivamente non dovrebbe esserci un cambio di rotta. Michael Sandel nella sua opera “Democracy's Discontent” racconta di come sia cambiata la democrazia americana a partire dalla metà del ventesimo secolo, dove l’obbiettivo del governo essendo sempre stato quello di garantire la piena autonomia e libertà dei cittadini, oggi inizia a presentare alcune lacune, infatti, il frutto del liberalismo americano è stato la creazione di un disordine, fatto di numerosi fazioni politiche, gruppi religiosi e associazioni varie che nella vita quotidiana si scontrano, lasciando sempre più interrogativi sull’identità come individui e come società. Non ci sono ideali, né un sistema di valori a fare da guida, e l’uomo abbandonato al suo libero arbitrio spesso si sente sperso, senza una guida, contrariamente all’ordine e l’armonia promosse dai paesi asiatici. Sandel afferma perciò la necessità dell’educazione ad un sistema di valori solido, come quello orientale, ad esempio il confucianesimo, che promuove valori come, l’obbedienza, il rispetto per gli altri, le gerarchie, la famiglia ecc. Confucio come Sandel afferma l’importanza dell’io implicato all’umanità intera dove questo rappresenta la base di ogni democrazia efficace.