Abstract:
Dopo anni di crescita incontrollata, la popolazione cinese rivendica con forza il diritto ad aria pulita e acqua depurata. Per mettere fine al degrado ambientale iniziato circa 40 anni fa, il governo cinese è costretto a “dichiarare guerra all’inquinamento” e ad intraprendere una campagna economico-politica incentrata sull’utilizzo di energia pulita.
L’obiettivo di questo studio è quello di cercare di prevedere l’efficiacia delle politiche ecomiche introdotte dal governo cinese per limitare l’inquinamento dell’aria. La domanda della ricerca è: In che modo il sistema economico cinese deve essere ripensato per garantire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e di concentrazione delle PM2.5 nell’aria? In questo contesto la strategia governativa non si può limitare alla sola protezione ambientale ma deve coinvolgere la quasi totalità dei settori in un piano generale di ristrutturazione dell’economia.
Per rispondere alla domanda della ricerca, è stata in principio analizzata la storia delle politiche ambientali e individuate le cause economiche che hanno aggravato l’inquinamento dell’aria. Infine si sono analizzate le azioni governative riguardanti la riduzione delle emissioni, la ristrutturazione del sistema fiscale e gli incentivi economici all’investimento nella green economy. Dal punto di vista statistico, il modello di Ma Jun conferma l’efficiacia di questa strategia a patto che ci sia un’azione congiunta di attori pubblici e privati. Lo studio si conclude con la presentazione di case study di carattere rappresentativo.
Su questa base, si consiglia alle aziende di tenere in considerazione i cambiamenti che stanno interessando soprattutto il settore manifatturiero.