Abstract:
La presente tesi è una falsificazione del pensiero di Karl Popper. Non di tutto il suo pensiero, bensì di una delle sue posizioni più celebri: quella, espressa negli anni Quaranta del Novecento, secondo cui il sistema liberista si era lasciato alle spalle il suo carattere estremo e opprimente (il "capitalismo sfrenato", con il suo sfruttamento, i lunghi orari di lavoro, le marcate diseguaglianze, ecc.) per rabbonirsi e mutarsi in sistema interventista, nel quale il potere politico - fortemente influenzato da una opinione pubblica critica e partecipativa – sarebbe riuscito a governare l'insieme delle imprese per generare la giustizia sociale e il benessere della collettività.
Dopo aver riassunto il pensiero di Popper su una tale "società aperta" a poche affermazioni fondamentali, le stesse vengono trattate come ipotesi da porre sotto verifica. La parola viene dunque data a quello che è stato lo sviluppo storico della realtà sociale, economica e politica, particolarmente nei decenni successivi al secondo dopoguerra. Lo sguardo critico nei confronti della realtà – e quindi nei confronti del passaggio dall'embedded liberalism al neoliberismo, del potere delle imprese, del ruolo effettivo dello Stato, dell'evoluzione delle classi, dello stato del lavoro e del lavoratore nel sistema del Capitale – non potrà che constatare la totale inconsistenza e superficialità della posizione popperiana.