Abstract:
Secondo la teoria economica del capitale umano l’istruzione e l’accumulo di conoscenze sono la chiave per il successo economico. Il ragionamento è lineare: avere maggiori conoscenze sulle possibilità in campo permette di prendere scelte razionali a cui il sistema economico non può che dare feedback positivi. Eppure veriabili come il genere, l’età, la provenienza etnica, così come il prestigio della scuola frequentata possono modificare il valore e la spendibilità del proprio titolo di studio. L’origine nazionale del capitale umano si dimostra essere un fattore cruciale per determinarne il valore: l’educazione ottenuta in un Paese estero, specie se in via di sviluppo, praticamente non ne ha e sorte ancora peggiore spetta all’esperienza lavorativa che risulta addirittura insignificante. E’ quindi generalmente riconosciuto che gli immigrati godono di uno svantaggio all’interno del mercato del lavoro dei Paesi di arrivo rispetto agli autoctoni con lo stesso livello di istruzione che si spiega interamente considerando il valore scarso o nullo che viene attribuito al loro capitale umano. La mi ipotesi di ricerca è che questa svalorizzazione del bagaglio culturale pregresso sia una delle principali cause per cui la maggior parte dei lavoratori immigrati si trova occupata nei segmenti più bassi del mercato del lavoro, nelle occupazioni meno retribuite e meno qualificate, più faticose e insalubri. Per questo il mio elaborato intende indagare come funziona il processo di riconoscimento dei titoli di studio per le persone straniere immigrate in Italia e l’impatto che esercita sulle loro opportunità sociali e lavorative, all’interno di un contesto generale di svalutazione della forza lavoro, specie se immigrata.